Pierfrancesco Favino: «”Corro da te” è un film leggero e molto divertente»

Pierfrancesco Favino, protagonista del film "Corro da te", è stato ospite nel programma Good Morning Kiss Kiss.

Questa mattina Pierfrancesco Favino è stato ospite in Good Morning Kiss Kiss con Max Giannini e Max Vitale per parlare del suo ultimo film “Corro da te“.

Questo film affronta la disabilità. Qual è il messaggio che vuole lanciare?
«Tengo a dire subito che si tratta di un film molto divertente, in cui si ride tantissimo. Negli ultimi giorni sono andato in giro a presentare in anteprima il film con Miriam Leone e Riccardo Milani ed è stato bello sentire ridere insieme tutti gli spettatori. Si ride non della disabilità, ma si ride con questo personaggio che è così cinico e che non ha paura di dire le cose che ognuno di noi pensa, ma che poi nessuno dice per non essere giudicato. La storia ha anche un risvolto romantico, cosa che in questo momento storico riesce a ricordarci del buono che c’è nelle persone.»

Ti sei dovuto calare nella parte per interpretare questo protagonista “donnaiolo” o ti è risultato un po’ naturale?
«Ci sono casi in cui devi calarti molto nel personaggio; in questo caso, non è stato così difficile. Io, però, non ho mai raggiunto la serialità di questo personaggio. Non sono un santo, ma l’essere donnaiolo non è una mia ragione di vita. Invece, ho avuto modo di essere vicino alla disabilità, per varie ragioni, nella mia vita e mi piace che nel film venga raccontata in questo modo. Noi tutti guardiamo la disabilità come un qualcosa che fa paura e non la vogliamo vedere. La disabilità non è una qualità, ma una sfortuna, un accidente, una casualità. Noi dobbiamo guardare gli individui, perché le persone non sono la loro disabilità. Il film tratta l’argomento in maniera garbata e leggera. In questo momento storico, in cui abbiamo paura degli altri e di stare vicini, forse è ancora più importante vederlo, per metterci in discussione.»

Qual è il personaggio che hai interpretato con più fatica?
«Dal punto di vista forse del numero di ore, direi Craxi. Però, ancora adesso, nonostante tutto, c’è più la gioia che la fatica. Detesto chi pensa che fare l’attore sia un lavoro faticoso. Sicuramente ha le sue fatiche, però, se lo fai ai livelli in cui sono io oggi, non puoi che sentirti privilegiato.»

Quanto tempo ci mettevi a truccarti da Colombo in “Una notte al museo”?
«Non mi ricordo, ma era più semplice di Craxi, perché avevo un solo pezzo da indossare, una specie di tuta che si chiudeva dietro.»

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