Oggi esce nelle sale italiane Joker – Folie à Deux, presentato in anteprima un mese fa alla Mostra del Cinema di Venezia alla presenza di entrambi gli attori protagonisti e del regista Todd Phillips. Proprio in quei giorni Joaquin Phoenix ha rilasciato una piccola intervista ad alcuni giornalisti in hotel, riportata poi dal quotidiano La Repubblica.
Alla domanda sul ruolo della musica come specchio dei due volti dello stesso personaggio l’artista risponde: “Le canzoni di Arthur sono d’amore, raccontano qualcosa di molto emotivo. Quelle di Joker invece sono molto diverse. Penso che con la canzone Bewitched lui si sentisse così, come una dichiarazione d’amore, e volevo che lui fosse traballante. Non volevo che fosse bravo ma imbarazzante, come lo è il primo amore”.
Per il secondo capitolo di Joker l’attore si è dovuto confrontare anche con il canto e su questa esperienza dice: “Io e Stefani abbiamo iniziato ai lati opposti dello spettro, in termini di canto. Lei è una potenza che canta a squarciagola qualsiasi numero. Io non canto nella mia vita, non faccio karaoke, nulla. Stavolta io non volevo esibirmi in modo agevole, ma spingermi in territori scomodi. È come se Arthur cantando uscisse dal proprio corpo, e la mia lotta era di arrivare a un punto in cui potessi cantare le note che volevo, per poi spingermi oltre”.
Infine, gli viene chiesto come è riuscito a lavorare nel mondo del cinema rispettando comunque sé stesso: “Ci sono stati sono momenti nella mia carriera in cui volevo fare quello che pensavo facessero gli altri attori. Pensavo di poterlo fare. E però c’è qualcos’altro dentro di me che si rifiuta e non so cosa sia. Ciascuno di noi deve trovare la propria voce ed esserle fedele. Abbiamo iniziato tutti con il desiderio di emulare i nostri eroi, in qualche modo. Ma poi si arriva a un punto in cui non ti interessa davvero cosa fanno gli altri o quale sia la cosa giusta da fare”.