Gabriele Muccino: “Il cinema è stato utile per liberarmi dell’80% della balbuzie”

Un paio di giorni fa alla Festa del Cinema di Roma è stato il giorno di Gabriele Muccino che ha presentato in anteprima il suo ultimo film dal titolo Fino alla fine che sarà nelle sale il 31 ottobre. Questa pellicola segna una svolta per il regista romano che cambia genere e vira verso elementi del racconto thriller.

Il film è la storia della giovane americana Sophie che nel corso di una vacanza a Palermo incontra Giulio. Tutto parte da una rapina a mano armata e dalla scelta che dovrà compiere la ragazza. Intervistato dal Corriere della Sera Muccino parla della sua ultima fatica, degli inizi della carriera e di molto altro.

Facendo un sunto di quasi trent’anni di carriera dice: “Io volevo fare il veterinario ma allo stesso tempo mi nutrivo di film nel cineclub sotto casa. Nell’adolescenza ero un disadattato, ho sofferto molto per non riuscire a essere ascoltato, non trovavo il modo di stare al mondo, vivevo in una calotta in cui lo sguardo degli altri mi diceva che non ce l’avrei fatta”.

Tutto però è cambiato grazie al cinema che gli ha permesso di risolvere molte difficoltà: “Fu il veicolo per liberarmi dell’80% della balbuzie, legata alla scarsa fiducia e stima che avevo di me stesso. Ma la svolta avvenne più tardi, col successo di L’ultimo bacio, anche se permanevano le critiche dell’establishment del cinema”.

Alla domanda invece sui rapporti con il fratello Silvio il regista risponde: “Quanto a Silvio, sono 17 anni che dico la stessa cosa, ci ho provato tante volte a riaprire con lui e non è stato possibile”.

Infine, c’è spazio per un’ultima riflessione sul momento della vita nel quale si trova: “Sono molto più sereno, tanto da osare in questo film, avventurandomi in un territorio ignoto, pur mantenendo il mio stile e la disfunzione dei personaggi, impreparati alla vita, con la loro incompiutezza, fragilità, voglia di vivere. Lo spettatore sarà con loro”.

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