L’attore e regista Edoardo Leo sta per tornare tra qualche giorno al cinema con il film Non sono quello che sono, una sorta di Otello in romanesco ambientato ai giorni di oggi che affronta il difficile tema dei femminicidi.
Nel corso di un’intervista rilasciata a Vanity Fair il cinquantaduenne ha parlato proprio della sua ultima fatica cinematografica che lo ha portato a riflettere sul maschilismo che dilaga tra gli uomini:
“La fase di preparazione ha acceso una luce sul mio maschilismo inconsapevole, sui comportamenti patriarcali che qualche volta non ho riconosciuto o tenuto a bada. Ho intimato a mia figlia di 14 anni ‘Non permettere a nessuno di dirti come truccarti, come vestirti, a che ora uscire. Nemmeno a me’ e mi sono pure sentito figo. Non mi ha sfiorato invece il pensiero di chiedere a mio figlio, oggi diciottenne, se è mai stato ossessivo, morboso, possessivo”.
Edoardo Leo è poi convinto che se si trovasse al ristorante insieme ad altri uomini che fanno apprezzamenti volgari su una ragazza che passa si alzerebbe subito: “Se sto a quel tavolo, me ne vado”.
Insomma, l’educazione sentimentale deve ripartire dai più giovani e il regista ha avuto la fortuna di appartenere ad una famiglia dai sani principi: “Sono cresciuto in una famiglia meravigliosa, che mi ha tirato su sensibile e responsabile. Mio padre dava del lei a mia nonna, non le ha mai rivolto mezza parola sbagliata o irrispettosa, perché così si dovevano trattare le donne. Quando arriveremo a dire: ‘Piangi come un maschio’, a considerare le lacrime virili?”.