Anche Levante ha fatto capolino negli studi di Casa Kiss Kiss a Sanremo. L'esordio con un aneddoto: «Questa mattina in albergo sono andata a fare colazione, e risalendo in camera mi ha fermato una coppia di signore dicendomi: "Levante, l'abbiamo riconosciuta, facciamo una foto!" Certo, facciamo una foto. Risalutandoci, una delle due mi dice "In bocca al lupo per Sanremo!" E rispondo "Grazie, viva il lupo". E poi mi dice "La vogliamo vedere in vetta, sul podio!" E lì, non mi sono sentita di deluderla e le ho detto "Va bene, grazie, ce la metto tutta!" La signora si è persa un passaggio, quest'anno non partecipo. Perché trenta artisti sì, ma trentuno no.»
Levante ci ha poi parlato del suo documentario, che in effetti non è un documentario: «Il documentario lo farete quando sarò morta!» - scherza l'artista. «La chiamo più un'intervista lunga, perché effettivamente è una sorta di vera intervista in cui ripercorro il 2023, che è stato il decimo anno di questa carriera dall'uscita di Alfonso, ma è stato anche un anno molto particolare di rinascita, perdersi e ritrovarsi, questa trasformazione dal biondo ad altri colori. È stata una cosa che viene da dentro. Una grande intervista, nulla che documenti la mia carriera, anche perché siamo ancora all'inizio.»
All'inizio, ma neanche tanto. «A tredici anni ho fatto il mio primo provino. Infatti sono 23 anni di carriera, un numero che ritorna. È il giorno della mia data di nascita e mi ha sempre portato molta fortuna. Era perfetto anche per raccontare il 2023, un anno molto intenso per me, di grandi speranze e paure, partendo per Sanremo 2023, arrivando a fine anno, passando per una crisi esistenziale e arrivando all'Arena di Verona, che per me è stata una pietra miliare a dieci anni da Alfonso.»
Prosegue Levante: «Spesso, anche con un certo gigantismo, gli artisti parlano dei loro progetti. Però li capisco, perché se pensi che eri un bambino e sognavi di fare questo, poi da grande, molto grande, ho quasi 37 anni, ti rendi conto che stai vivendo di quel sogno. Allora non è più gigantismo, dici "Ho fatto davvero questo". Per me l'Arena di Verona è qualcosa di gigante.»
«Cosa mi manca di Sanremo? Creare una crew molto affiatata che lavorava nella stessa direzione. Sanremo diventa un microcosmo che ti protegge e con loro fai tutto. Lo fai per portare un messaggio, la musica, l'estetica, il pensiero. Non mi manca la pressione, sono qui a parlare con voi rilassata. Posso parlare quanto voglio perché non ho paura che stasera non canterò bene.»
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