Gabry Ponte: “Collaboro con ragazzi giovani e sconosciuti perché la musica non la puoi decidere in base ai follower”

Nella puntata di Io, tu e Kiss Kiss il nostro Stefano Piccirillo si è collegato in diretta con Casa Kiss Kiss, dove Pippo Pelo ha avuto il piacere di incontrare Gabry Ponte, autore della colonna sonora del Festival di Sanremo.

Finalmente è arrivato su Radio Kiss Kiss Gabry Ponte! Che bello averti qui Gabry…

Altrettanto, sono molto contento!

Tutta l’Italia apre un percorso che giungerà allo Stadio di Milano, giusto? Questa tua canzone sta andando tantissimo, noi la trasmettiamo sempre.

Lo so, infatti vi ringrazio perché tutte le mattine vado in palestra verso le 8 e martellano sempre Radio Kiss Kiss.

Com’è nata l’idea di questa canzone? Mi sembrava strano ci fosse una canzone tanto energizzante al Festival di Sanremo. Adesso invece la trovo adeguatissima. Quando sento il jingle mi mette allegria!

È stata un’idea di Carlo Conti. La canzone era già stata scritta l’estate scorsa con due amici, Edwyn Roberts e Andrea Bonomo, che sono due autori bravissimi con cui faccio musica ogni tanto. Eravamo in studio e stavamo proprio pensando al concerto di San Siro e a 60.000 che saltano. Siamo partiti da questa immagine che ci ha caricato e poi il pezzo è nato in 2-3 ore. Carlo quando ha sentito questo singolo gli è piaciuto molto e prima del Festival mi ha chiamato per dirmi dell’idea di farlo diventare la sigla del Festival.

Te lo dico pubblicamente, per me rappresenti la vita. Sei uno che aiuta la vita ad essere migliore. La parte ludica, quella bella. Come ti sembra il festival in questo contesto di cui parliamo? C’è vita?

È bellissima la definizione che ne ha dato qualche giorno fa Lorenzo Jovanotti, ovvero che è il Natale della musica. È splendida questa immagine perché non è solo la musica, ma anche tutto quello che c’è intorno e lo spettacolo. Poi soprattutto negli ultimi anni, dopo il lavoro di Amadeus, è diventato qualcosa di gigantesco anche per l’industria e l’entertainment. La musica è la colonna portante di tutto questo e quindi è stata una settimana fantastica.

Questa serata finale che aprirai domani, come te la aspetti?

Sono un po’ nervoso…

Tu ci manchi da 22 anni su quel palco.

Si, ma io, come tutti, sono cresciuto guardando Sanremo. A casa mia si guardava sempre da piccolino. Mi ricordo il primo Sanremo era quello con Jovanotti, il 1989 e per noi ragazzi era la nostra musica che arriva al Festival di Sanremo. Questa cosa poi l’ho rivissuta con gli Eiffel 65 quando siamo andati a Sanremo nel 2003. L’idea di portare la musica dance sul palco era una soddisfazione personale incredibile. E quest’anno essere addirittura la colonna sonora del Festival è incredibile, non potrei chiedere di meglio.

Tu lo intravedi un nuovo Gabry Ponte in giro? Ti incuriosiscono i nuovi talenti?

Si. Io seguo un sacco i ragazzi giovani anche sui social e quando trovo qualcuno che mi piace gli scrivo. Non me ne frega dei follower. A volte collaboro anche con ragazzi molto giovani. La musica non la puoi decidere in base ai follower.

Sai che il tuo progetto con gli Eiffel 65 ha lasciato un sacco di canzoni che balleremo per decenni ancora?

Sono felicissimo. È stato un punto di partenza fantastico perché grazie a questa opportunità ho avuto modo di girare il mondo in un’epoca in cui non c’era Internet e quando siamo andati a fare il tour in America era una realtà assurda. Abbiamo suonato allo stadio dei Los Angeles Dodgers e partecipato ai festival di quegli anni.

E anche Tutta l’Italia sarà cantata per molto tempo! Grazie Gabry!

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