Trasparenza salariale: cosa prevede la direttiva dell’Unione Europea?

È arrivata una direttiva dell'Unione Europea che regola la trasparenza salariale e il pay gap: ce ne parla Chiara Bisconti.
Questa mattina, in Good Morning Kiss Kiss, abbiamo parlato della direttiva dell’Unione Europea sulla trasparenza salariale. Per fare il punto, è intervenuta l’esperta di lavoro Chiara Bisconti.

Buongiorno Chiara, bentornata! Cosa prevede la direttiva sulla trasparenza salariale dell’Unione Europea?

«Buongiorno, grazie! Fatemi dire: finalmente è arrivata. A toccare due aspetti fondamentali del nostro mercato del lavoro. Il primo è l’opacità che riguarda la parte retributiva, quindi l’informazione e la trasparenza sulle retribuzioni. Il secondo è il pay gap tra uomini e donne, quindi la differenza di quanto viene pagato un uomo e quanto viene pagata una donna a parità di condizione. La direttiva è molto precisa, per cui nella prima parte dice che il datore di lavoro sarà obbligato a mettere sugli annunci la retribuzione prevista per una posizione aperta. È un atto molto importante perché porta trasparenza su un aspetto che in Italia sembra privato, cioè i soldi, quanto si guadagna, e invece è parte del lavoro.»

C’è la classica frase “ne parliamo dopo”.

«Sì, “ne parliamo dopo o non ne parliamo del tutto”. Invece, la retribuzione è il corrispettivo corretto alla prestazione che si cerca. Quindi è giustissimo che sia trasparente. Permette a chi cerca lavoro, penso soprattutto alle persone più giovani, di scartare a priori un lavoro che ha una retribuzione troppo bassa o non adeguata con le proprie esigenze di vita, quindi non perde tempo. Ma soprattutto, obbliga aziende e datori di lavoro a scrivere quelle ricerche per cui il lavoro è praticamente gratis, come quando lo stage non è retribuito o la paga è talmente bassa da far rinunciare. C’è proprio un’assunzione di responsabilità su un aspetto molto molto importante.»

Mi è capitato di sentire di un annuncio di lavoro in cui nel lordo sono stati messi anche i fringe benefit, che sono venuti fuori dopo. È una condotta scorretta o è una pratica normale?

«Se sono mascherati è una condotta scorretta, tant’è che la stessa direttiva sulla trasparenza chiede di esplicitare tutte le componenti della retribuzione. Quindi, ben vengano i benefit, ma che vengano tenuti separati dalla retribuzione. Un’altra cosa importante che dice questa direttiva è che quando ci si accorge di essere stati oggetto di discriminazione o quando c’è dell’opacità, si può fare ricorso e si può andare a giudizio. L’onere della prova è stato ribaltato: dal lavoratore che deve portare le prove al datore di lavoro che deve difendersi dalle accuse di essere poco trasparente o discriminatorio.»

direttiva sulla trasparenza salariale e pay gap unione europea

A proposito: quali saranno le sanzioni per chi non rispetta queste regole?

«Permettetemi di aggiungere una cosa: la parte che riguarda il pay gap uomo-donna è anch’essa molto importante, perché obbliga le aziende a fare un report annualmente per dimostrare che non ci sono differenze salariali. In questa parte l’Italia è già avanti perché c’è una legge del 2021 che obbliga già le aziende a fare questa rendicontazioni annuali. E ha delle sanzioni molto precise: da 500 a 1500 euro per chi non lo fa, se si reitera aumentano. Per il discorso trasparenza, la normativa entrerà in vigore entro tre anni e i singoli Paesi dovranno determinare le sanzioni per chi contravviene.»

Ecco, speriamo che l’Italia non voglia pagare sanzioni pur di non allinearsi alla direttiva europea.

«Lo spero anch’io. È un discorso che sarà in capo alle singole aziende, e siccome va verso la trasparenza, sono sicuro che le aziende pian piano ci arriveranno. La trasparenza aiuta ed è veramente importante.»

E dato che sei Chiara, non potevamo che affidarci a te! Kiss Kiss a te, grazie!

«Grazie, buon lavoro, buona giornata!»

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