Servizio civile agricolo: di cosa si tratta?

Il servizio civile agricolo è una grande novità che si inserirà nel panorama dei servizi civili. Vediamo in cosa consiste.
Questa mattina, in Good Morning Kiss Kiss, abbiamo parlato del servizio Stefano Leporati, responsabile giovani Coldiretti.

Buongiorno Stefano, bentornato! Servizio civile agricolo per promuovere la cultura contadina e la qualità italiana. Ce ne parli?

«Buongiorno. Abbiamo già nel 2023 otre 70.000 giovani nelle varie strutture che fanno questo servizio civile, ma lo fanno nel sociale e in molte altre attività. Così lo avremo anche a servizio dell’agricoltura, proprio per cercare di contribuire ad avere nuovi giovani nel settore, per fare attività di formazione, ma anche per l’agricoltura sociale. Tantissimi settori dell’agricoltura avranno a disposizione dei giovani. Ci sono a disposizione 7 milioni di euro dal governo, quindi potranno arrivare oltre mille giovani che possono fare domanda per questo servizio civile tramite un’apposita procedura.»

Innanzitutto c’è un link per prendere informazioni per quest’operazione?

«Già abbiamo dato notizia su sito di Coldiretti Giovani Impresa dove ci sono tutte le informazioni legate anche al sito del Ministero dei Giovani e dello Sport.»

Che età si deve avere? In che range bisogna essere?

«Dai 18 ai 28 anni. Ci sono dei soggetti proponenti che presentano dei progetti, poi c’è la selezione dei giovani che possono partecipare a questi progetti. È previsto un rimborso che è di 507 euro al mese. C’è una parte di formazione almeno di 80 ore che vengono garantite dal soggetto proponente. Ci sono attività di tutoraggio, perciò è un periodo che si fa a servizio del Paese. È una possibilità per crescere e creare una professionalità nell’agricoltura.»

E creare un futuro per loro.

«Certo, e vi dico che l’agricoltura 4.0 è formata da moltissima tecnologia, dai droni a una serie di attività.»

Ecco, diciamo che non si fa più la semina con i buoi.

«Si fa la semina satellitare, anche per ridurre l’utilizzo di prodotti. Quindi produrre meglio e in modo sostenibile. È un’agricoltura molto diversa e qualificata. Pensi a quanta formazione c’è dietro a un atto semplice come la potatura di un vigneto. Ma l’errata potatura di un vigneto ti rovina anni di produzione. O anche l’utilizzo della mappa satellitare per la semina dei cereali, del grano duro per la pasta. Pensiamo a quanta tecnologia c’è dietro e quanto sapere, che può essere preso dai giovani durante il servizio civile.»

Un’occasione anche per avvicinarsi di nuovo alle radici. L’anno scorso gli uliveti sono rimasti pieni di olive perché non c’erano braccia. Con questo provvedimento sarà possibile a rimediare anche a queste cose?

«I giovani non andranno direttamente in azienda a fare quest’operazione di raccolta. Sarà un periodo presso la struttura del soggetto proponente. Si potrà anche fare un periodo di formazione in azienda legato all’agricoltura sociale.»

Poi magari potranno lavorare su un loro campo.

«È un percorso di avvicinamento per capire anche le opportunità rispetto a una cultura urbana e una rurale. Dobbiamo ritornare ai fondamentali, dobbiamo imparare da quello che sta succedendo, pensiamo alla pandemia. Quando ci sono questi momenti, abbiamo visto che gli altri Paesi hanno chiuso all’esportazione. Perciò, per avere uno sviluppo, dobbiamo pensare ad avere un’autonomia agricola.»

Grazie!

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