Questa mattina, in Good Morning Kiss Kiss, abbiamo parlato della situazione relativa al salario minimo con Andrea Pancani, conduttore e vicedirettore del TgLa7.
Buongiorno, benvenuto! Il tema caldo di queste settimane che andrà avanti fino a settembre è il salario minimo. Giorgia Meloni è preoccupata perché non vorrebbe che i datori di lavoro che erogano salari più alti, sostituissero gli stipendi andando a ribasso sul salario minimo. Questa operazione è davvero possibile o è una boutade?
«Buongiorno a voi! No, non è una boutade. Voglio fare una piccola premessa: sono tempi di turbolenze sociali, perché la questione del salario minimo, come avete giustamente detto, si incrocia con quella relativa al reddito di cittadinanza, con questo stop arrivato dall’INPS per 169.000 famiglie. Il governo si è preso la pausa estiva, intorno al 10-11 agosto chiuderà il Parlamento e si riparlerà di salario minimo a settembre. Come sapete c’è una proposta di tutte le opposizioni, ad eccezione di Renzi e Italia Viva, che chiedono un trattamento di 9 euro lordi l’ora. L’altro giorno ho sentito il sottosegretario Durigon che sta trattando la patata bollente del salario minimo: il governo farà una proposta. Posso dire che il governo non sta facendo “melina”, presenterà un proposta ma se ne parlerà a ottobre. Quello che mi avete chiesto è un rischio paventato sia dalla CISL sia dal presidente di Confcooperative, perché c’è il rischio che col salario minimo introdotto per legge poi si schiaccino gli stipendi verso il basso. Dobbiamo però dire una cosa: la proposta delle opposizioni prevede un salario minimo per legge, i famosi 9 euro, però tutto poi resta affidato alla cosiddetta contrattazione collettiva, ai negoziati tra datori di lavoro e sindacati.»
Le due cose possono camminare parallelamente?
«Possono camminare in parallelo. Diciamoci la verità, quella sul salario minimo è diventata una battaglia di contrapposizione politica; si ragiona per schieramenti, contrastandosi a vicenda, ma raramente ho sentito riflessioni che entrino nel merito della questione.»
Sono due martelli, ma l’incudine sono i cittadini.
«Sì, quelle due milioni e 800.000 persone che guadagnano meno di 9 euro orari. Per collegarmi alla vicenda di queste ore del reddito di cittadinanza, considerate che 174.000 persone che lavorano sono percettori di reddito o di pensione di cittadinanza. Questo per darci un’idea complessiva.»
Il termine, quindi, non è settembre, ma ottobre.
«Sì perché questa settimana il Parlamento approverà la famosa sospensiva che ha presentato la maggioranza, per riparlarne dopo l’estate. Però sembra che il termine sia 29 settembre, quindi prima di ottobre non se ne parla.»
Ci riaggiorneremo allora! Buone vacanze!
«A voi!»