La novantanovesima Giornata mondiale del risparmio fornisce l’occasione per valutare, in merito, le attuali abitudini degli italiani. Secondo uno studio condotto da Dynata su di un campione rappresentativo della popolazione di oltre mille persone, quattro su dieci pensano a investire, mentre la metà degli italiani confessa di non riuscire a mettere da parte più di 100 euro al mese. Nel dettaglio il 19% di connazionali afferma di non riuscire a risparmiare, mentre il 31% risparmia meno di 100 euro al mese e solo il 9% prevede un risparmio mensile di 500 euro, con picchi del 12% tra gli intervistati di età 45-54 anni. Per risparmiare gli italiani utilizzano per lo più la tecnica del 50/30/20 che prevede di destinare il 50% alle spese necessarie (affitto, bollette, alimentazione), il 30% allo svago e il 20% a risparmi e investimenti. Per quanto riguarda il periodo migliore per investire, gli italiani prediligono l’autunno, visto che secondo il 5% degli intervistati è il mese in cui porre rimedio alle spese dell’estate. Non solo: il 28% lo ritiene il periodo giusto per cominciare ad essere più consapevoli della propria situazione finanziaria, a differenza del 12% che preferisce aspettare gennaio.
“La partecipazione dei cittadini alla vita della Repubblica trova nella valorizzazione del risparmio a fini di crescita delle opportunità delle comunità un percorso virtuoso” ha scritto Sergio Mattarella nel messaggio inviato al presidente dell’Associazione Fondazioni e Casse di Risparmio, Francesco Profumo. “La Costituzione -afferma il capo dello stato- mette in relazione diretta il risparmio, il credito e l’investimento nei complessi produttivi. La previsione espressa dall’art. 47 deriva anche da questo: il risparmio, con l’istituzione della Repubblica, diviene questione di interesse pubblico e, dunque, meritevole di tutela costituzionale”. Non mancano però, secondo il Quirinale, le incertezze: “In una condizione di conflitti, con conseguenze aspre sulla vita di ogni giorno, sui commerci, sui mercati economici e finanziari -ha aggiunto- la sfida di una efficace tutela del risparmio delle famiglie e dei loro redditi, alla prova di una rinnovata pressione inflazionistica, è più che mai attuale e riguarda anzitutto le istituzioni europee e internazionali, e quelle nazionali accanto agli operatori privati”.
Pensiero condiviso dal presidente dell’Abi, Antonio Patuelli che durante l’evento all’Auditorium della Tecnica a Roma -incentrato quest’anno sulle scelte consapevoli, educazione, responsabilità e la sfida del risparmio per le nuove generazioni- ha avvertito che i conflitti in corso, in Ucraina e Medioriente, oltre alle inammissibili violenze, portano anche a crescite di costi energetici ed ulteriori spinte inflazionistiche che possono convincere le Banche centrali ad altre strette monetarie con nuovi rischi d’indebolimento della crescita economica. Patuelli ritiene che, nell’attuale contesto economico e geopolitico, occorra porre un tetto al debito pubblico italiano: “Perché non può crescere in cifra assoluta all’infinito e sottrarre risorse alle iniziative sociali pubbliche e penalizzare la competitività internazionale delle imprese”.
Quanto al sistema previdenziale, secondo Profumo saranno i giovani a doverlo tenere in equilibrio: “Il calo demografico ci porterà in breve tempo in una situazione delicatissima. Oggi il rapporto tra cittadini in età lavorativa (15-64 anni) e quelli che non lo sono (0-14 e over 65) è di tre a due -ha ricordato- ma nel 2050 sarà di uno a uno. E’ un tema di coesione generazionale immenso. Dobbiamo tenere insieme chi ha un futuro previdenziale certo, e in larga misura ancora calcolato con un sistema retributivo -ha concluso- con chi vive una incertezza lavorativa e la certezza di una pensione molto modesta”.