Che lo si consideri un passatempo estivo o una mania, che lo si tratti come una superstizione o come una pseudo scienza, da sempre l’Oroscopo affascina. Persino, le persone più razionali. Chi non ha mai consultato le stelle, almeno per quanto riguarda il proprio segno zodiacale scagli la prima pietra.
Quindi, che lo si consideri un passatempo giornaliero; oppure, un’occasione ghiotta per conoscere in anticipo le cose belle e meno belle che ci accadranno in futuro, l’oroscopo è a tutti gli effetti materia di consumo diffusa in tutte le fasce di popolazione. Da quella colta, chic, progressista a quella con meno istruzione e coinvolge, senza distinzione creduloni, ansiosi e curiosi. Tutti sanno che i segni zodiacali non hanno un fondamento scientifico però, più o meno segretamente, non esitano a dare una sbirciatina se capita sotto mano.
Alcuni credono all’oroscopo ciecamente
Di fronte all’imprevedibilità degli eventi e in presenza di un pensiero magico, non è difficile lasciarsi affascinare dall’idea che stelle e pianeti orientino le nostre vite. Di più, secondo gli esperti, il fatto che l’astrologia affondi le sue origini in una forma di pensiero sintetico e non analitico, ricco di simbologia e dimensione misterica, non fa che accrescere un approccio semplice e lontano dalle complicazioni della vita. Un’esperienza che regala sollievo e consolazione.
Il principio che regola gli Oroscopi che troviamo sulle riviste o che ascoltiamo in radio o in televisione è quello assegnare caratteri universali, che è poi la chiave del loro successo. Se le persone della Vergine siano pignole e i Gemelli ambivalenti e se i Leone sono passionali, tutto questo ci aiuta a catalogare le persone e in qualche maniera ci tranquillizza.
L’esperimento dello psicologo Forer
Nel 1940, lo psicologo americano Bertram Forer dimostrò con un esperimento quanto sia facile immedesimarsi in descrizioni generiche riguardanti la personalità individuale. Egli, somministrò ai propri studenti un finto test di personalità. Ognuno poté leggere una descrizione del proprio profilo dando un voto di affidabilità in una scala da 0 a 5. I punteggi furono altissimi e gli studenti si identificavano perfettamente nei profili presentati da Forer. Solo che la descrizione fornita dal ricercatore era identica per tutti. Le frasi descrittive, infatti, erano talmente vaghe che tutti finirono per riconoscersi nello stesso identico profilo.