Napoli, impossibile prevedere la durata dello sciame sismico ai Campi Flegrei

Quella di magnitudo 4.2 che martedì notte ha interessato la zona dei Campi Flegrei è stata la scossa più forte degli ultimi quarant’anni nel napoletano. E ora è tempo di controlli e monitoraggi. Non si registrano danni a persone o cose, se non la caduta di calcinacci in alcuni edifici nel quartiere Bagnoli, nessuna criticità nemmeno nelle scuole, che hanno riaperto dopo una chiusura precauzionale. L’Anas ha effettuato verifiche sulla condizione delle strade non rilevando alcuna problematica e la circolazione dei treni, rimasta sospesa per qualche ora, è poi gradualmente tornata alla normalità.

Sono un’ottantina gli eventi sismici registrati dall’inizio dello sciame, lo scorso 7 settembre, con una magnitudo compresa tra 3.2 -il 26 settembre- e 4.2, l’altra notte. Secondo l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, le scosse potrebbero continuare provocando altri episodi d’intensità uguale o maggiore: “Non è possibile prevedere quanto potrà durare lattuale fase di bradisismoha affermato il presidente dell’Ingv, Doglioni, in audizione alla commissione ambiente della Camera, sottolineando che la preoccupazione è data, oltre che dalla sismicità, da piccole esplosioni freatiche (di acqua, non di magma) che potrebbero essere generate dalle scosse. “Al momento, tuttavia, non ci sono variazioni per supportare l’ipotesi che sia imminente un’eruzione”.

Il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, chiede di aggiornare i piani di evacuazione per il rischio vulcanico. Il ministro della Protezione Civile, Nello Musumeci invita ad evitare allarmismi, assicurando il massimo impegno del suo dicastero. Tre gli obiettivi fissati nell’ultimo incontro a Palazzo Chigi e che si cerca di realizzare: l’aggiornamento del piano d’emergenza, un piano d’analisi della vulnerabilità del territorio e uno per comunicare con la popolazione. L’aggiornamento è essenziale dato che siamo di fronte ad un fenomeno diverso da quello degli anni ‘80, in quanto l’attuale è una lunga fase bradisismica con un lento sollevamento del suolo. Si registra quindi un incremento dei livelli rispetto a quelli raggiunti quarant’anni fa.

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