Il 3 ottobre si celebra la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione, dopo che in questa data nel 2013 si verificò una delle più gravi catastrofi del Mediterraneo. Quella notte di dieci anni fa, infatti, un barcone carico di migranti, provenienti quasi tutti dall’Eritrea, si inabissò davanti all’Isola dei Conigli a Lampedusa provocando la morte di 368 persone.
Erano le 5 del mattino quando il peschereccio lungo una ventina di metri, carico di migranti stipati anche nella sala macchine, si ferma a meno di mezzo miglio dalle coste di Cala Croce. I motori si fermano e qualcuno di quelli che sono alla guida dell’imbarcazione decide di dar fuoco a delle coperte: le fiamme, pensano, serviranno a renderli visibili da chi è a terra e dalle altre navi. Ma il fuoco, invece, arrivò alla benzina che era lì vicino, e da quel momento è iniziato il dramma. Le fiamme si propagano subito sul ponte e le persone prese dal panico cominciano a gettarsi in acqua ma, soprattutto, si spostano tutte insieme sul lato opposto della barca a quello dove si è sviluppato il rogo, causando il ribaltamento del barcone. Per quelli che sono nella stiva non c’è neanche possibilità di muoversi. Inoltre, centinaia di litri di carburante finiscono in mare e intossicano molti dei naufraghi che stanno cercando di salvarsi.Le operazioni di recupero delle vittime durano più di una settimana, una ventina i corpi mai ritrovati.
Come ogni anno, da allora, nella notte sull’isola si osserva un minuto di raccoglimento. Poi il momento più toccante delle commemorazioni, la deposizione della corona di fiori in mare. Quest’anno anche Milano ha voluto ricordare la strage di Lampedusa con una installazione in Darsena: la chiglia di una nave rovesciata circondata da 368 crisantemi e braccia che emergono.
“Viene la parola vergogna. E’ una vergogna! Uniamo i nostri sforzi perché non si ripetano simili tragedie” disse quel giorno Papa Francesco. Ma la conta dei morti non è mai terminata.Gli sbarchi continuano senza sosta, così come le stragi che raccontano lo strazio senza fine dei viaggi della speranza tra le coste di questo mare che, suo malgrado, è diventato un enorme cimitero. Il grido e lo sdegno che si sollevarono in quell’occasione sembrano caduti nel vuoto.Dall’inizio del 2023 sono 2.500 i migranti morti nel Mediterraneo, un numero già ampiamente superiore a quelli registrati in tutto lo scorso anno.