La decelerazione del tasso di inflazione si deve, secondo l’Istituto nazionale di statistica, al rallentamento della crescita dei prezzi dei servizi relativi ai trasporti (scesa da +4,7% a +2,4%), dei beni energetici non regolamentati (calata da +8,4% a +7,0%), degli alimentari lavorati (da +11,5% a +10,5%). Sotto la voce altri beni, da +4,8% si scende a +4,5%, mentre la flessione su base annua degli energetici regolamentati, da -29,0% a -30,3%.
La fase di rallentamento dell’inflazione avviene, spiega l’Istat, in un quadro di stabilità dei prezzi sul piano congiunturale. L’inflazione per il 2023 rimane stabile a +5,6%. Infine, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca) diminuisce dell’1,6% su base mensile e aumenta del 6,3% su base annua. Diversamente, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (Foi), registra un aumento dello 0,1% su base mensile e del 5,7% su base annua.
Per la Bce le prospettive su Pil e inflazione restano incerte
Le prospettive per la crescita economica e l’inflazione restano incerte in Europa. Lo ha scritto la Banca europea nel nuovo bollettino economico. Sulla crescita pesano guerra e effetti della stretta monetaria, sull’inflazione possibili nuovi aumenti del costo di beni energetici e alimentari, legate anche al ritiro unilaterale della Russia dall’accordo sul grano. Anche la crisi climatica potrebbe influire sulla crescita dei prezzi dei beni alimentari.