Il punto sul post-elezioni italiane e sul referendum in Donbass

Elezioni: il day after. Come ha accolto i risultati l'Europa? Che succede in Donbass? Il parere di Giampiero Gramaglia su Kiss Kiss.
Questa mattina, in Good Morning Kiss Kiss, abbiamo parlato di come i Paesi europei hanno accolto i risultati delle elezioni del 25 settembre, e della situazione nello scontro tra Ucraina e Russia. Per fare il punto, è intervenuto in diretta Giampiero Gramaglia.

Ciao Giampiero, grazie di essere qui con noi. Come è stata accolta dai leader europei la vittoria di Giorgia Meloni alle elezioni?

«Ciao, Kiss Kiss a tutti. Beh, è stata accolta facendo buon viso a cattivo gioco, ma una volta che l’indicazione data dalle elezioni è stata chiara, mi pare che la frase più diffusa fosse “siamo pronti a lavorare con il nuovo governo” da parte di alcuni nostri interlocutori, mettendo qualche paletto alla futura collaborazione o mettendo in chiaro alcuni punti fermi. Lo ha fatto la Francia, lo hanno fatto gli Stati Uniti. Però l’atteggiamento generale è quello di capire che gli italiani hanno espresso il proprio voto: ci sarà un nuovo governo, vediamo cosa farà e cosa ci dirà, cerchiamo di lavorare insieme.»

C’è un piano politico di Meloni, quante di queste cose che sono previste nei suoi obiettivi cozzano con le aspettative dell’Europa e quali sono in continuità? Ad esempio, l’aggiornamento mirato del PNRR, promozione del marchio Made in Italy…

«Alcune di queste affermazioni sono condivisibili. Chi è che non vuole mantenere il PNRR aggiornato? Se però si tratta di rinegoziare alcune della assicurazioni date in cambio dell’acquisizione dei fondi del PNRR, lì ci potrebbero essere delle riserve oppure un negoziato. Anche la promozione del Made in Italy non è una cosa a cui l’UE è contraria, se non va in contrasto con altri “made in” di altri Paesi europei. Di per sé, le affermazioni possono non essere ulceranti; si tratta anche di come si mettono in pratica. Se al tavolo del negoziato si cerca un dialogo con Francia e Germania è un conto. Se si cercano altre sponde in Europa, ad esempio in Europa orientale, che sono in contrasto e in antagonismo con Bruxelles, è chiaro che la partita con le istituzioni diventa più dura. Buona parte dell’atteggiamento degli altri dipende dal nostro. Se il nostro comportamento diventa costantemente di sfida, allora troveremo una probabile contrapposizione.»

Ora passiamo a un altro tipo di votazioni. Referendum in Donbass: cosa è successo questo weekend?

«È un referendum farlocco per tutta una serie di motivi. Si fa in un territorio occupato, quindi le condizioni di libertà dei cittadini sono limitate. Poi, si fa con delle tipologie che non permettono la riservatezza del voto né la spontaneità del voto. Nella scheda c’è solo un quadratino e si mette dentro un’urna trasparente che fa vedere cosa si è votato. Il referendum, che si conclude oggi, avrà certamente esito positivo, perché voterà solo chi è a favore, chi è contro sarà nascosto o fuggito. Inoltre, darà alla Russia la giustificazione legale, che in realtà non è legale, di dire “se attaccate questi territori, attaccate la Russia”. In modo che si possano difendersi con tutti i mezzi a loro disposizione, e qui sottintendono sempre il nucleare. Questo referendum è un momento di escalation della guerra, lo è sia d’intensità che di vastità del conflitto, con il possibile allargamento dello scontro verso altri Paesi.»

Giampiero ti ringraziamo, ci aggiorneremo presto!

«Speriamo con bellissime notizie.»

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