Questa mattina a Radio Kiss Kiss con Max e Max abbiamo parlato di gender gap e lavoro femminile, per quanto riguarda la Direttiva europea “Women on boards”.
Per approfondire l’argomento è intervenuta Chiara Bisconti, esperta di lavoro:
La misura prevede il 40% delle donne nei CDA. Ma sarà applicata in Italia?
«La misura per fortuna arriva e siamo molto contenti che l’Unione Europea ha preso questa decisione. L’Italia non è messa male, perché ha una legge che da dieci anni ha anticipato questa tendenza. Infatti, i numeri dicono che l’Italia sia già al 40%. È un’ottima notizia. Io sono da sempre a favore delle quote, perché sono un modo molto utile per accelerare dei fenomeni, che altrimenti richiederebbero anni. Il tema vero su cui discutere è che queste leggi vanno a colpire gli organi direttivi ma rappresentativi dei CDA, e non hanno effetto sulla parte decisionale, manageriale. Quindi, seppur bisogna gioire per questo primo passo, si deve arrivare anche alla parte decisionale, che poi segna il destino delle aziende. Servono le quote perché noi viviamo in una società maschile, patriarcale, con un’abbondanza di uomini che prendono decisioni e che impostano la società secondo un loro modello. Viene a mancare la voce della diversità, le donne, che rappresentano una grandissima parte della società. Mettere le donne in posti decisionali migliorerebbe la società. Ad esempio, le donne si sono battute per il lavoro agile, più flessibile.»
«Perché tutto questo ancora non si riesce a fare? Perché ancora oggi ci sono tanti uomini a ricoprire posti di potere. Questi uomini, quindi, dovrebbero rinunciare al loro posto (visto che il 40% dei posti va alle donne). Inoltre, c’è ancora un forte tema culturale nelle aziende, per cui se c’è da promuovere una donna, secondo gli uomini “le donne non sono mai pronte” oppure, avendo figli, le donne vengono discriminate. Esiste una pressione culturale che frena le donne; più donne ricopriranno posti di potere, più si riuscirà ad uscire da questi freni culturali.»
La Direttiva europea “Women on Boards” vede la donna come risorsa per portare novità, giusto?
«Esattamente. Questo tipo di leggi sono sempre mirate a far rappresentare il genere meno rappresentato. Quindi, in una società tutta al femminile, significherebbe battersi per la parte maschile. Lo spirito è sempre quello di avere una diversità di rappresentazione. Questo perché la diversità porta innovazione, punti di vista diversi e arricchisce la società.»