Francesca Albanese, relatrice speciale dell’Onu per i Territori palestinesi, è al centro di un acceso dibattito internazionale dopo la proposta di candidatura al Nobel per la Pace e l’annuncio di sanzioni da parte degli Stati Uniti. Le sue posizioni e le reazioni suscitate hanno generato discussioni tra sostenitori e critici.
Proposta di candidatura al Nobel per la Pace
È stata una giornata intensa e contraddittoria per Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite per i territori palestinesi. Da un lato, è arrivata la proposta di candidatura al Premio Nobel per la Pace, avanzata dall’eurodeputato socialdemocratico Matjaž Nemec. Dall’altro, l’annuncio di sanzioni da parte del Dipartimento di Stato americano, rilanciato su X dal senatore repubblicano Marco Rubio.
La candidatura al Nobel mette in luce il ruolo di Albanese come “prima voce degli orrori contro il popolo palestinese”, in riferimento alle gravi violazioni e alla sofferenza vissuta a Gaza e in Cisgiordania negli ultimi diciotto mesi, definite di “proporzioni inimmaginabili”. Al centro della proposta anche il suo più recente e discusso rapporto, intitolato “Dall’economia dell’occupazione all’economia del genocidio”, in cui denuncia il coinvolgimento di aziende straniere nelle violazioni dei diritti umani perpetrate da Israele.
Le sanzioni statunitensi e le motivazioni
Il senatore statunitense Marco Rubio ha annunciato l’imposizione di sanzioni da parte degli Stati Uniti nei confronti di Francesca Albanese, relatrice speciale dell’ONU per i diritti umani nei territori palestinesi. La misura, ha spiegato Rubio, è motivata dai “suoi sforzi illegittimi e vergognosi di sollecitare un’azione della Corte penale internazionale contro funzionari, aziende e dirigenti statunitensi e israeliani”.
“La campagna di guerra politica ed economica di Albanese contro gli Stati Uniti e Israele non sarà più tollerata – ha aggiunto il senatore su X –. Saremo sempre al fianco dei nostri partner e del loro diritto all’autodifesa”.
Le reazioni in Italia e all’estero
La decisione degli Stati Uniti ha provocato diverse reazioni in Italia e all’estero. Alcuni parlamentari italiani hanno espresso solidarietà a Francesca Albanese, definendo le sanzioni “un attacco alla libertà di espressione”. Altri esponenti politici hanno invece criticato la relatrice Onu per le sue posizioni, ritenute “sbilanciate”. Anche alcune organizzazioni internazionali hanno preso posizione, chiedendo che venga garantita la possibilità di svolgere il proprio lavoro senza pressioni o intimidazioni.