Questa mattina, in Good Morning Kiss Kiss, abbiamo parlato delle elezioni del 2024 con l’esperto di esteri Giampiero Gramaglia.
Buongiorno Giampiero bentornato! Il 2024 sarà un anno molto particolare alle urne, le elezioni coinvolgeranno il mondo o stiamo esagerando?
«Buongiorno Max e Max, buongiorno agli ascoltatori! No, non stiamo esagerando, ma speriamo che le occasioni di voto che coinvolgono miliardi di persone contino di più delle occasioni di guerra che invece stanno coinvolgendo tutti noi in queste ansie, dal Medio Oriente all’Ucraina, che continuano. Però si vota nell’Unione Europea per le elezioni europee, si vota negli Stati Uniti a novembre per le presidenziali. Negli Stati Uniti si vota tutto l’anno con le primarie, si comincerà già a votare tra una settimana nell’Iowa. Si vota a marzo in Russia, dove magari c’è poco pathos.»
La possiamo considerare un’elezione quella russa?
«Beh, è un’elezione, si va a votare. Ci sono dei candidati, ma solo uno conta. Certo, non è un’elezione con i crismi della democrazia a cui siamo abituati. Poi si vota nella più grande democrazia al mondo, nel senso che è la più popolosa, cioè in India, dove le elezioni durano un mese e sono organizzate in modo molto laborioso. Però noi abbiamo un’ottica particolare. Ieri si è votato in un paese di 170 milioni di abitanti, il Bangladesh, e non ce ne siamo accorti dal punto di vista mediatico. Perché siamo tutti concentrati sulle elezioni di un paese con 30 milioni di abitanti, Taiwan, che saranno tra qualche giorno. Consideriamo alcuni posti del mondo più importanti di altri, e lo sono nell’ottica commerciale e della geopolitica, però a volte ci dimentichiamo di pezzi di mondo importanti e ci stupiamo quando all’Occidente sembrano giuste alcune cose che gli altri possono non condividere.»
Si vota anche in Iran, ricordiamo. Quando parliamo di elezioni ci arrivano molti messaggi sconfortati, si dice “se le elezioni fossero davvero importanti per un popolo, non ci lascerebbero votare”. Un vecchio detto banale che si usa. Secondo te, anche alla luce di quanto successo in Bangladesh, ovvero la riconferma di Hasina che ha fatto praticamente arrestare tutti i suoi oppositori, è vera questa cosa?
«Secondo me c’è una tendenza al fatalismo, come diceva la canzone che stavate mandando “che t’o dico a fa’?” Dicono che tanto non cambia niente, ma non è vero. I voti delle persone, laddove la democrazia conta, possono cambiare. I peggiori dittatori del Ventesimo Secolo sono saliti al potere con il voto democratico.»
È un po’ uno scaricabarile per non addossarci delle colpe. Ma abbiamo il voto, che è un’arma piccola, ma tante armi piccole insieme possono fare un cambiamento.
«Ed è anche una responsabilità usarlo e usarlo bene. Se poi non vuoi usarlo e vuoi far decidere agli altri poi non ti lamentare.»
Grazie per averci chiarito le idee. Grazie di essere stato con noi!
«Kiss Kiss a voi e buon anno a tutti!»