Desertificazione bancaria: sul territorio italiano ci sono sempre meno filiali

I pagamenti digitali aumentano, ma al di là delle tante conseguenze positive, ce ne sono anche negative, come la desertificazione bancaria.

Questa mattina, in Good Morning Kiss Kiss, abbiamo parlato di pagamenti digitali e desertificazione bancaria con Fulvio Furlan, segretario generale UILCA.

Buongiorno Fulvio! Perché si sta verificando la "desertificazione bancaria"? È dovuta solo al digitale e all'online o ci sono altre ragioni?

«Buongiorno! Questa è quella principale, diciamo, e porta la clientela a usare meno la filiale per operazioni più semplici. Poi dietro ci sono ovviamente delle scelte economiche delle banche, perché certe filiali, secondo le loro valutazioni, sono troppo costose rispetto ai loro obiettivi di guadagno, e di conseguenza gli conviene chiuderle. Senza tenere conto, però, di altre ricadute che secondo noi vanno considerate, di tipo sociale, economico, anche legale direi. Crediamo che le banche, oltre a delle valutazioni economiche, debbano fare valutazioni anche in base al ruolo sociale che rivestono.»

Ha detto bene, anche legale. Perché giustamente, se abito in una piccola cittadina e scelgo un istituto perché mi viene comodo e poi mi levi il bancomat o l'agenzia, mi obblighi a girare da tutt'altra parte. Un radioascoltatore ci scrive che a Pescocostanzo, 1.300 metri d'altezza, in cui c'erano due banche e ora sono andate via. Per andare a prendere contante o fare un'operazione bancaria vis a vis bisogna fare molti chilometri. Una delle conseguenze di cui parlava, no?

«Esattamente. La cosa peggiore è che queste conseguenze le pagano i più deboli, i più fragili. Però sono le persone che vanno tutelate. Va considerato anche che l'Italia è anche molto variegata come territorio, quindi non ovunque la connessione internet è uguale.»

Doppia sberla, perché c'è il cittadino che non ha né la filiale né la connessione.

«Ecco. Noi crediamo serva una valutazione sotto tanti punti di vista. Gli interlocutori rispetto a questo tema non possono essere soltanto per dinamiche sindacali, il sindacato e le banche, ma serve che se ne occupino anche altri soggetti, perché è un problema che impatta anche dal punto di vista sociale. E quando mi riferivo agli aspetti legali, ci sono anche i temi dell'attenzione al riciclaggio e a situazioni di questo tipo. Perché dove non ci sono soggetti legali e riconosciuti come le banche, poi certe attività c'è il rischio che le faccia qualcun altro.»

Non è che meno banche ci sono meglio è.

«Noi stiamo facendo una campagna che chiamiamo "chiusura filiali no grazie", che portiamo in tutta Italia da gennaio. Domani saremo in piazza a Genova con il sindaco e il governatore della Regione Liguria Toti. Poi saremo in Piemonte sempre questa settimana e continueremo fino a fine anno. È una campagna che vuole sensibilizzare su questo tema, prendendo atto che sotto il profilo sindacale noi possiamo fare trattative con le aziende per governare le ricadute su lavoratrici e lavoratori. Ma su altri temi, vogliamo essere un soggetto sociale che parla con le istituzioni, la politica locale e nazionale, in modo che si prenda consapevolezza del problema innanzitutto, e che poi si aprano i tavoli con le banche per trovare una soluzione su tutto.»

Ci aggiorneremo allora dopo tutta questa serie di incontri.

«Grazie!»

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