Clima, l’Onu lancia l’allarme: “Iniziata l’era dell’ebollizione globale”

Gli eventi estremi che interessano il nostro pianeta sono un sintomo di una crisi climatica in atto da decenni. Un’emergenza che, se ignorata o negata, rischia di portarci ad un punto di non ritorno. E se tutte le catastrofi naturali -che si verificano con sempre più frequenza- e il caldo torrido non bastassero a farci rendere conto della situazione in cui ci troviamo, basta dare un occhio ai dati scientifici.

Secondo i dati del Copernicus Climate Change Service, finanziato dall’Ue, le prime tre settimane di luglio sono state le più calde mai registrate e il mese è sulla buona strada per essere il più caldo di sempre. La temperatura media globale è stata di 16,95 gradi, oltre il record di 16,63 di luglio 2019 e ha temporaneamente superato la soglia di sicurezza di 1,5 gradi Celsius decisa alla Cop21 di Parigi del 2015 entro la quale contenere l’aumento medio globale delle condizioni termiche.

“Queste temperature -avverte il segretario generale delle Nazioni Unite, Guterres- mostrano che la terra è passata dal riscaldamento ad era di ebollizione globale”. Di fronte a questa catastrofica constatazione, il segretario generale dell’Onu ha ribadito i suoi incessanti appelli a un'azione radicale e urgente: “I leader devono guidare. Basta esitazioni, basta scuse. Basta aspettare che gli altri si muovano per primi” ha detto Guterres, invitando in particolare i paesi sviluppati a impegnarsi a raggiungere la neutralità dal carbone il più vicino possibile al 2040 e le economie emergenti il più vicino possibile al 2050. “Le prove sono ovunque: l’umanità ha scatenato la distruzione. Questo non dovrebbe portare alla disperazione, ma all’azione. Possiamo ancora prevenire il peggio -ha concluso Guterres- ma per questo, dobbiamo trasformare un anno di caldo infuocato in un anno di ardente ambizione”.

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