La fotografia di Nicholas Samaras, che immortala un cavalluccio marino con una mascherina sulla coda, è diventata molto virale negli ultimi giorni. Già nel 2019 Justin Hofman aveva immortalato una situazione simile: un altro esemplare di cavalluccio marino aggrappato con la coda ad un bastoncino di cotone.
È successo di nuovo, quindi. Cambia qualche dettaglio ma la storia si ripete. Un cavalluccio marino è stato immortalato mentre nuota con una mascherina chirurgica appesa alla coda. Un’immagine già vista: solo che nel 2019 era un bastoncino di cotone quello a cui l’ippocampo era attaccato. Oggi è una mascherina, simbolo della pandemia che da oltre un anno ci affligge: uno scudo che ci protegge dal contagio ma che finirà per rovinare il Pianeta in cui viviamo, se continueremo ad abbandonarlo in maniera sconsiderata.
L’immagine è stata scattata dal fotografo greco Nicholas Samaras e ha partecipato agli Ocean Photography Awards. Questo premio fotografico mette in mostra immagini provenienti da tutto il mondo e quest’anno ne sono state presentate alcune molto toccanti.
La gemella del 2019 è uno scatto di Justin Hofman. Il fotografo stava guidando una spedizione in Borneo quando, vicino alla città di Sumbawa Besar, si era fermato per fare dello snorkeling. Quando la marea è cambiata, trasportando rifiuti e plastica, questo è stato il risultato: un cavalluccio marino che trasportava un bastoncino di cotone.
«Quella che era iniziata come l’opportunità di fotografare un grazioso cavalluccio marino – ha raccontato Hofman al National Geographic – si è trasformata in un momento di frustrazione e tristezza, mentre la marea trasportava una quantità di infinita di immondizie e acque reflue. Questo scatto è un’allegoria delle condizioni dei nostri oceani, presenti e future.»
Come per altri animali marini, i rifiuti hanno sostituito per i cavallucci elementi degli ecosistemi che gli servivano per vivere. Questi pesci ossei, comuni nei mari caldi e temperati, nuotano mantenendosi in posizione verticale grazie alle pinne pettorali ai lati del corpo e con la coda prensile si aggrappano a rocce o piante acquatiche. Vista l’abbondanza di rifiuti dispersi in mare, l’ippocampo – come testimoniano le due foto – trova ora altri punti di ancoraggio o di stabilizzazione.
Di seguito le foto inviateci dai nostri ascoltatori.