Burnout: cos’è e come affrontarlo al meglio

Lo psicologo Luca Bidogia ci ha parlato del burnout, ovvero quella sindrome per cui ci si sente eccessivamente stressati dal lavoro.
Questa mattina, in Good Morning Kiss Kiss, abbiamo parlato del fenomeno del burnout con lo psicologo Luca Bidogia.

Buongiorno dottore, bentornato! Burnout: cos’è e come rendersi conto che si è in una situazione del genere?

«Buongiorno, Kiss Kiss a tutti! La spiegazione è semplice, l’eccessivo stress e l’eccessivo logorio della vita lavorativa. Purtroppo ce ne accorgiamo tardi e ne abbiamo i sintomi, i classici sintomi di accumulo di stress e rabbia legati al ritmo sonno-veglia, alla gestione delle emozioni e anche situazioni psicosomatiche.»

Tipo? Caduta di capelli, vertigini, perché è una sindrome vera e propria, no?

«Sì è una sindrome vera e propria che ha connotazioni differenti. Ovviamente, se portiamo un esempio di burnout di persone con alte cariche politiche, imprenditori o liberi professionisti, abbiamo un’identità personale che si confonde con quella lavorativa o pubblica. Questo è un grande rischio anche per i giovani, tiktoker, youtuber, cioè lavori in cui ci si espone moltissimo. Si rischia che la collisione di queste due realtà faccia in modo che quella personale soffochi e sia completamente a disposizione di quella lavorativa. È diverso dal burnout di un dipendente, che è vero che può essere portato alla carriera, ma di solito la spinta subdola è orientata a compiacere il capo o al senso del dovere.»

Il burnout colpisce di più qualche categoria in particolare, uomini, donne, anziani, giovani, oppure è totalmente trasversale?

«È trasversale, ma con delle differenze. Ad esempio, un infermiere del pronto soccorso o un medico sono presi anche da degli aspetti valoriali. Ci sono molte persone che hanno un anziano o un genitore da seguire in casa, e sappiamo quanto sia un vincolo dal punto di vista valoriale. Magari vorrebbero prendersi del tempo per sé ma poi quel tempo non c’è mai. In realtà bisogna lavorare su due parti: una organizzativa, quindi delegare, alzare la mano, chiedere più tempo, organizzare il lavoro in modo diverso, perché da qui nasce la sindrome da stress lavoro correlato, che è qualcosa più organizzativo che personale. Dall’altra parte bisogna saper gestire le emozioni, i tempi, saper dire di no senza atteggiamento oppositivo o contrastante, ma arrivare un po’ prima, non con l’acqua alla gola, e riuscire a parlare coi titolari o con i collaboratori in modo più funzionale.»

Dottore, la salutiamo! Grazie!

«È stato un piacere, grazie a voi!»

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