Buco nero al centro della Via Lattea: cosa sappiamo

È stata divulgata la prima immagine del buco nero scoperto al centro della Via Lattea. Ne parliamo con Luigi Bignami di Focus.
ph Istituto Nazionale di Astrofisica

Questa mattina a Radio Kiss Kiss abbiamo parlato del buco neroSAGITTARIUS A*” scoperto al centro della Via Lattea.

Per approfondire l’argomento è intervenuto Luigi Bignami, direttore Focus:

C’è da aver paura di questa scoperta o bisogna essere contenti?
«Dobbiamo essere felicissimi. È una scoperta molto molto bella. Noi sapevamo già che nel cuore della nostra Galassia, così come in tutte le altre, ci sia un gigantesco buco nero. Per “gigantesco” non significa che sia grandissimo, ma che è molto forte nell’attirare il materiale che gli sta attorno. Per la prima volta siamo riusciti a fotografarlo. E non lo abbiamo fatto mettendo una macchina fotografica davanti e scattando l’immagine, perché le radiazioni che i nostri occhi possono vedere vengono assorbite dalla polvere che ci sta intorno nella galassia. In questo caso, le radiazioni che sono state raccolte sono quelle radio, che poi sono state colorate per far vedere le radiazioni che ci arrivano. Così in questo momento abbiamo una enorme quantità di dati che sono arrivati da tanti radiotelescopi che hanno ascoltato il buco nero e che si sono collegati tra di loro, in modo tale da crearne uno grande come la Terra. In questo modo, adesso abbiamo una quantità di dati enorme, dati che saranno vagliati nei mesi e negli anni futuri. La scoperta non è tanto la fotografia che abbiamo visto ieri, ma l’apice di un lavoro durato anni e anni e tutte le informazioni che sono state raccolte.»

Collegare i telescopi è stata un’operazione congiunta a livello mondiale senza precedenti, giusto?
«Esattamente. Questo piccolo oggetto, non più grande di una città come Napoli, Roma o Milano, al suo interno ha una massa con un “peso” grande pari a 4 milioni quello del sole. Questo è il buco nero ed ha una forza di gravità gigantesca. Tutto quello che gli si avvicina, inizia a ruotare vorticosamente. Infatti, rispetto all’altro buco nero che era stato fotografato e mostrato, chiamato M87*, di un’altra galassia lontana 50 milioni di anni luce, e che è molto più grande, questo ruota molto più velocemente. Non bisogna avere paura.»

Qual è l’importanza scientifica di una scoperta del genere?
«L’importanza scientifica sta nel capire come funzionano i buchi neri, perché noi sappiamo che al di là di una certa superficie, che i fisici chiamano “orizzonte degli eventi”, non sappiamo cosa succede. In questo modo si cerca di raccogliere il maggior numero di informazioni di quello che sta al di qua per creare delle ipotesi di quello che c’è dentro al buco nero. Sono state fatte tante ipotesi, ma la realtà è che dentro non si sa cosa ci sia. Si vuole capire come funzionano, come si formano e poi capire cosa succede quando si scontrano.»

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