Arrivano i saldi: ci sono nuove regole sui resi?

Stanno partendo i saldi invernali, sia nei negozi fisici che nelle piattaforme e-commerce ci sono problemi di costi sui resi.
Questa mattina, in Good Morning Kiss Kiss, abbiamo parlato di saldi e resi online con l’avvocato Massimiliano Dona, segretario Unione Nazionale Consumatori.

Buongiorno Massimiliano bentornato! Abbiamo letto che ci sono dei cambiamenti con i resi online: come siamo messi con i siti e-commerce che addebitano costi per il reso? Cosa succede?

«Buongiorno a voi! Guarda, cominciamo l’anno con una fake news perché non cambia nulla, è tutto come prima.»

Lo spauracchio di cui si sta parlando, cioè che si vuole mettere dei costi per i resi o la famosa gift card, è vero?

«Facciamo chiarezza: innanzitutto le regole sono diverse nella nostra cara vecchia Europa rispetto agli Stati Uniti. La polemica è nata negli Stati Uniti, in cui si è notato che i consumatori abusano del reso, cioè quella possibilità prevista da tutte le piattaforme più grandi di e-commerce di restituire il prodotto anche se questo non è difettoso. Semplicemente: mi arriva a casa, lo tocco con mano, cambio idea sul mio acquisto e lo rimando indietro. La maggior parte delle piattaforme prevede 30 giorni di tempo. In Europa c’è una legge che prevede questo. In tutta Europa sono 14 giorni dal momento in cui riceviamo il prodotto. Questo non vuol dire che una piattaforma non possa mantenere i suoi 30 giorni. Il punto riguarda la tutela di entrambe le parti, nel senso che si è scoperto che in consumatori recentemente cominciano a fare un po’ troppi resi, qualcuno anche approfittandosene. Qualcuno usa il prodotto e poi lo restituisce. Pensiamo a un vestito che viene usato la sera di Capodanno, poi rimesso nella sua bella confezione e restituito entro i 14 giorni. Questo non solo penalizza il venditore, ma è anche un problema ambientale, perché tutto questo traffico di prodotti che vanno avanti e indietro, anche con il packaging, implica anche un costo per l’ambiente. L’idea nata negli Stati Uniti è di fermare i cosiddetti resi compulsivi, cioè quelle persone che comprano e restituiscono come se non ci fosse un domani. In Europa, però, c’è una legge per cui non basta che la piattaforma di e-commerce dica “basta con i resi”. C’è una motivazione che va a tutela del consumatore, e cioè che quando compro online non posso toccare con mano l’oggetto, il cotone di una maglietta, la consistenza di una scarpa.»

Ma il colore stesso. Un conto è la foto, un conto è live.

«Perfino il colore, ma la cosa più importante è la taglia. Online ci sono mille modi per cercare di comprendere se la taglia è quella giusta, però se la maglietta mi sta larga o stretta ho tutto il diritto di spedirla indietro. Viceversa, nel negozio, non ho questo diritto, anche se i consumatori non hanno ben capito questa regola. Se nel negozio compro un prodotto ma ho sbagliato la taglia, non posso tornare indietro e cambiarlo, salvo che quella catena non preveda delle policy in tutela del consumatore. Il punto è: non esageriamo con i resi, cerchiamo di utilizzarli soltanto se quel prodotto non fa al nostro caso. Pensate che ci sono consumatori che ordinano tre taglie diverse.»

Per vedere qual è quella buona, no!

«Questo è scorretto soprattutto dal punto di vista ambientale, pesa molto.»

E per quanto riguarda il reso nei negozi fisici? Ci vuole sempre e comunque lo scontrino?

«Lo scontrino ci vuole sempre, ma ricordiamo che la regola qui è: se il prodotto è difettoso, se si rompe il tacco della scarpa, ho tutto il diritto di cambiare, che ci siano saldi e non saldi. Se invece ho sbagliato la taglia, bisogna verificare con le policy del negoziante. Io recentemente sono andato a fare un video in una catena in cui volevo cambiare un prodotto e mi hanno dato una tessera che copriva esattamente quel valore. Il famoso buono.»

Grazie Massimiliano!

«Kiss Kiss a tutti!»

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