Con il rilascio in atmosfera di 59,6 kg di CO2/kg, il manzo è al primo posto della classifica -stilata dalla Società Italiana di Medicina Ambientale- degli alimenti con il maggior impatto ambientale e dei metodi di cottura più dannosi per la salute e la qualità dell’aria. Al secondo posto troviamo l’agnello che attraverso tutte le varie fasi che vanno dalla produzione alla vendita rilascia 24,5 kg di CO2 per chilo di carne, segue poi il formaggio con 21,2 chili. Ad inquinare, non solo prodotti animali ma anche alimenti come il cioccolato (18,7 kg di CO2) e il caffè (16,4 kg di CO2). I prodotti di origine animale che in Italia rappresentano l’85% delle emissioni nel settore alimentare -spiega la Sima- sono quelli che causano il quantitativo più elevato di emissioni di CO2, mentre prodotti a base di cereali, frutta e verdura costituiscono i prodotti più ecosostenibili.
Gli alimenti continuano a generare inquinamento anche durante la cottura, in particolare è l’utilizzo del carbone ad arrecare il massimo danno sia sul fronte ambientale che su quello della salute. Metodo adoperato, insieme alla legna da ardere e residui colturali, ancora oggi da circa 2,5 miliardi di persone. La combustione generata da questo tipo di cottura dei cibi dà origine all’interno degli ambienti domestici a fumi con un livello di contaminanti nettamente superiore a quello raccomandato dall’Organizzazione mondiale della sanità. Lo studio pubblicato sull’Italian Journal of Food Science sull’impatto ambientale dei principali sistemi di cottura domestici mette in evidenza come la formazione di polveri sottili risulti massima per i sistemi di cottura a carbone (7,5 kg Pm2,5e pro-capite all’anno), con un impatto da 1.210 kg di CO2e (anidride carbonica equivalente) pro-capite/anno; 607 kg CO2e/anno la carbonella. Questo non significa -puntualizzano i medici ambientali- che le cucine a gas, presenti nel 68,7% delle case italiane, siano esenti da rischi e pericoli: emettono infatti biossido di azoto (NO2), monossido di carbonio (CO), anidride carbonica e metano incombusto (CH4), che possono permanere negli ambienti anche per ore dopo l’uso dei fornelli, generando inquinamento con effetti diretti sulla salute.
Alessandro Miani, presidente di Sima, ha spiegato che le cotture degli alimenti ogni anno provocano sintomi dell’asma in circa 700mila bambini nell’Ue (234mila in Italia), con costi sanitari in Europa pari a 3,5 miliardi di euro all’anno. “Una famiglia che sceglie di sostituire i fuochi tradizionali a gas con un piano cottura a induzione -aggiunge Miani- risparmia in media 245 kg di CO2, l’equivalente della quantità di anidride carbonica assorbita da tredici alberi. Il rendimento di un piano a induzione non solo è pari in media al 90% contro una media dal 40% al 65% delle cotture a gas, ma per cucinare la stessa pietanza impiega fino alla metà di tempo in meno, con benefici diretti sull’ambiente e sulla salute umana”.