In Good Morning Kiss Kiss, abbiamo parlato di TV e lingua italiana con Paolo D’Achille, presidente dell’Accademia della Crusca.
Buongiorno presidente. Il mondo dell’italiano in cucina è cambiato seguendo la TV, le risulta? E perché?
«Buongiorno a tutti! Il mondo della cucina è entrato prepotentemente alla TV. Prima era molto marginale: c’erano sempre stati programmi dedicati alla gastronomia e alla cucina ma avevano uno spazio molto contenuto. Adesso è andato molto in crescendo. Certamente a partire dalla tv a colori, ovviamente, che fa vedere meglio i cibi, la cottura, i contorni. Sapori, colori. Il mondo della cucina ha avuto, come tutti i linguaggi settoriali, delle proprie espressioni, dei modi di dire. Soprattutto in questo campo, l’italiano ha sempre avuto la concorrenza del francese che ha spesso costituito un punto di riferimento. Pensiamo soltanto al verbo ‘mangiare’, è un francesismo, perché in italiano avremmo detto ‘mancare’, da cui i manicaretti. Il verbo fondamentale è dal francese.»
Invece in Francia si dice “manger”.
«Da manger hanno fatto ‘mangiare’.»
Anche chef, che deriva dal latino.
«Certo, chef vuol dire “capo”, da “caput”. O pensiamo al maître nei ristoranti. Il linguaggio della cucina era già quello. Si è generalizzato con la TV e quindi in molti lo apprendono attraverso la televisione, che è ancora un mezzo molto potente, e quindi fa rimbalzare nella vita quotidiana anche espressioni, parole che erano prevalentemente settoriali.»
Quale parola le dà noia quando la sente in televisione?
«Come linguista, non mi dovrebbe dar noia niente. Ma quello che mi dà un po’ fastidio è la pronuncia ‘pèrformance’ anziché ‘perfòrmance’. La ritrazione dell’accento mi dà effettivamente un po’ di fastidio. Se prendiamo una parola straniera, almeno pronunciamola approssimativamente con l’accento che ha in quella lingua!»
Ci sono altre espressioni simili importate dalla TV che ormai sono di uso comune in italiano?
«Sì. Ad esempio “stare sul pezzo”. Effettivamente è un’espressione abbastanza recente e non è ben chiaro l’ambito da cui sia uscita, però certamente in televisione si sente moltissimo. Un’altra è “tenere botta”. Tutte queste espressioni hanno una certa novità.»
Ma sono corrette?
«Sono corrette. Il problema è stato molto discusso per “andiamo a impiattare”, perché in quel caso non c’è il movimento, e ci si chiede perché prendere questo francesismo. È anche vero che i verbi di movimento spesso si grammaticalizzano, ne “la porta viene aperta” non è che la porta viene. Se diciamo “andiamo” non vuol dire che dobbiamo andare via ma è un invito. Queste altre sono di moda, diciamo, non violano le regole grammaticali, rischiano di essere dei cliché. Sono un po’ borderline.»
Grazie Presidente!
«Grazie a voi!»