Esclusa l’ipotesi che ad appiccare il fuoco sia stato qualcuno che ha accettato la challenge lanciata sui social “Bruciate l’opera in piazza Municipio”. Sulla possibilità si erano mosse inizialmente le indagini, dopo che all’alba di martedì un rogo ha avvolto e distrutto la Venere degli Stracci di Michelangelo Pistoletto. A dare vita all’incendio, infatti, sarebbe stato un 32enne senza fissa dimora che però respinge ogni accusa. L’uomo, fermato dalla polizia con le accuse di incendio e distruzione di beni culturali, sarebbe stato individuato attraverso le immagini del sistema di videosorveglianza cittadino e rintracciato in una mensa di via Marina.
La natura dolosa del rogo era stata da subito accertata con le analisi su due barattoli trovati nei pressi dell’opera che avrebbero potuto contenere liquido infiammabile. A confermarlo anche l’assessore ed ex questore De Iesu, quando ancora non si aveva una idea precisa dell’autore: “Sicuramente un atto vandalico, ma il fatto grave -aveva detto De Iesu – è che in città sta dominando la degenerazione connessa al disagio giovanile. E’ un tema non facile da affrontare”.
A scatenare le polemiche anche la mancanza di sorveglianza diretta sull’installazione che non era ignifuga. “Bisogna fare una scelta, se vogliamo sorvegliare tutto quello che abbiamo -ha spiegato il sindaco Manfredi- dobbiamo fare una società sorvegliata. Ma io credo, invece, che questa battaglia vada vinta facendo crescere la grande civiltà di Napoli”. Il primo cittadino ha anche annunciato la ricostruzione dell’opera: “Ho sentito Pistoletto, lanceremo una raccolta di fondi per fare in modo che questa ricostruzione avvenga anche da una partecipazione popolare. Ne rifaremo tante, finché l’arte e la bellezza non prevarranno come già prevalgono nella nostra città”.
L’episodio ha generato non poca indignazione, non solo da parte delle istituzioni, ma anche dai cittadini che stanno adornando con rose rosse e mazzi di fiori di campo ciò che resta della Venere degli Stracci. Diversi anche i biglietti lasciati sul posto. “Che dalle tue ceneri possa rinascere una città migliore” si legge in uno di questi, mentre un altro recita: “In memoria di quella Napoli che ha partorito artisti, filosofi e poeti”.