Questa mattina in Good Morning Kiss Kiss con Max e Max abbiamo parlato del fenomeno “Hogo”, quella voglia di stare sempre a casa, che può diventare patologica.
Per approfondire l’argomento è intervenuto il Dott. David Lazzari, psicoterapeuta e presidente del CNOP (Consiglio Nazionale Ordine Psicologi):
Hogo indica il desiderio di restare in casa e di non voler fare piani. Quando può diventare patologico?
«Questo ritiro e questa difficoltà ad uscire è molto frequente. La registriamo in moltissime persone che si rivolgono agli psicologi per un aiuto. Credo sia un lascito di questa situazione di pandemia, che ci ha abituato a stare a casa, ci ha costretto a stare a casa e spesso la casa è diventata un rifugio. Quindi resta un po’ questa sensazione di rifugio. Il problema diventa di tipo quantitativo, perché se il rintanarsi diventa eccessivo può trasformarsi in fuga dalla realtà e quindi assumere una dimensione di disagio vero e proprio.»
Tante persone ultimamente invitano amici a casa, proprio per non uscire. Anche questo è patologico?
«C’è un lato positivo e uno più negativo. Il primo è che abbiamo riscoperto la casa e le relazioni, durante la pandemia; in una società in cui si va sempre di fretta e spesso si usa la casa come dormitorio, non c’è dubbio che questo sia stato un lato positivo. Di contro, il lato negativo si presenta quando tutto questo diventa eccessivo e la casa diventa sostanzialmente una fuga dalla realtà, trasformandola in un luogo piacevole dove accogliere le persone e vedendo il mondo esterno come un luogo pericoloso. C’è un equilibrio tra questi due aspetti, ma se prevale il voler stare solo in casa e aumenta il disagio nell’uscire, allora un pochino bisogna preoccuparsi. Occorre sempre la regola dell’equilibrio.»
Il fenomeno Hogo è più preoccupante nei giovani o negli adulti?
«Sembra strano ma stiamo riscontrando che si manifesta di più nei giovani. Credo faccia parte di un malessere complessivo che i giovani hanno manifestato soprattutto in relazione alla pandemia, con difficoltà adattiva, tanto che c’è una fortissima richiesta di smart working. Dover fare il pendolare e star sempre fuori è stressante, perciò voler lavorare un po’ da casa è comprensibile, ma non deve diventare patologico.»