Il ritorno di Sandokan sul piccolo schermo, approdato ieri in prima serata su Rai1, ha segnato l’avvio di una delle produzioni più attese dell’anno. Il nuovo adattamento dei romanzi di Emilio Salgari, firmato Rai Fiction e Lux Vide, ha riportato in TV la leggenda della Tigre della Malesia con un impianto visivo spettacolare e un cast internazionale guidato da Can Yaman. Un esordio costruito tra atmosfere esotiche, tensioni politiche e un filo di romanticismo che già promette sviluppi importanti nelle prossime puntate.
Un mondo in bilico tra avventura e dominazione coloniale
I primi due episodi hanno introdotto il cuore della narrazione: un Sud-Est asiatico di metà Ottocento dominato dall’Impero Britannico, in cui Sandokan solca i mari senza padrone né legge, affiancato dal fidato Yanez. Nella sua esistenza nomade e ribelle si insinua però l’eco di un’antica profezia legata al popolo Dayak, prigioniero degli inglesi, che vede in lui il possibile liberatore. Un ruolo che il pirata respinge, ma che gli eventi rendono impossibile ignorare.
Accanto al percorso di trasformazione personale, la serie apre il fronte sentimentale: la figura di Marianna, figlia del console britannico a Labuan, e quella di Lord James Brooke, governatore determinato a mantenere il controllo sulla regione, definiscono un triangolo di tensioni politiche ed emotive destinato a esplodere.
Episodio 1 – La Tigre della Malesia
La puntata inaugurale non perde tempo e sceglie il ritmo dell’azione per presentare il protagonista. Sandokan attacca una nave inglese, recupera il carico e libera un prigioniero Dayak che riconosce in lui il guerriero annunciato da un’antica leggenda. Il pirata liquida la profezia come superstizione, ma la vicenda lo porta comunque a sbarcare a Labuan sotto falsa identità.
Qui la serie rallenta per mostrare il primo incontro tra Sandokan e Marianna, reso in un’atmosfera sospesa che mette subito a fuoco il contrasto tra i loro mondi. La scena della caccia alla tigre introduce invece la rivalità con James Brooke, presentato come un impeccabile cacciatore di pirati, rispettato e temuto. Il loro scontro verbale, mascherato da cortesia, accende una miccia destinata ad accompagnare l’intera stagione.
Episodio 2 – La Perla di Labuan
Il secondo capitolo si apre con il ventunesimo compleanno di Marianna, un ballo in grande stile che diventa teatro di tensioni crescenti. Sandokan, ancora sotto copertura, partecipa alla serata proprio mentre Brooke cerca di svelare la sua identità. I due si misurano in una partita fatta di sguardi, sospetti e sfide sottese, con Marianna inconsapevole di trovarsi al centro di un gioco pericoloso.
Mentre l’ambiente mondano incornicia i sentimenti nascosti dei protagonisti, la serie torna al registro avventuroso con l’arresto di Yanez e della ciurma: il pirata è costretto a mettere da parte turbamenti e rivalità per organizzare una fuga dalle segrete britanniche, cercando di non compromettere la sua maschera di rispettabile “forestiero”.
Un avvio ambizioso per una serie di respiro internazionale
Il debutto di Sandokan punta a bilanciare azione, costruzione dei personaggi e una rilettura contemporanea del tema coloniale. Le scenografie tra Lazio, Toscana e Calabria, unite all’uso di effetti visivi e coreografie di combattimento, mirano a ricreare un Borneo cinematografico capace di parlare al pubblico globale a cui la produzione intende rivolgersi.
La relazione tra Sandokan e Marianna, destinata a diventare l’asse emotivo della storia, si delinea già nei primi scambi, mentre Brooke emerge come antagonista elegante e spietato, custode di un ordine che la Tigre della Malesia minaccia di incrinare.
Con otto episodi distribuiti in quattro appuntamenti, il percorso del pirata salgariano promette duelli navali, intrighi politici, tradimenti e colpi di scena, tessuti attorno a un eroe che cerca di capire chi sia davvero: fuorilegge, profeta, amante o simbolo di libertà.
