The Sweet Idleness: il primo film diretto dell’intelligenza artificiale, FellinAI

Andrea Iervolino presenta 'The Sweet Idleness', il primo film diretto da un'intelligenza artificiale, FellinAI, che celebra il cinema europeo.

Andrea Iervolino ha annunciato la produzione di “The Sweet Idleness”, il primo film diretto da un regista virtuale chiamato FellinAI. Questo progetto mira a celebrare il linguaggio poetico e onirico del grande cinema europeo, unendo la sensibilità umana con la potenza creativa dell’intelligenza artificiale. 

Un futuro distopico tra lavoro e ozio

“The Sweet Idleness” è ambientato in un futuro in cui solo l’1% dell’umanità continua a lavorare, trasformando il lavoro in un rito simbolico. Il restante 99% della popolazione vive immerso nella libertà e nell’ozio offerti dalle macchine. In questo contesto, gli “ultimi lavoratori” diventano le maschere finali di un’umanità che resiste al paradosso del lavoro come identità. 

La tecnologia al servizio della creatività

Il film è sviluppato da Andrea Iervolino Company AI, la nuova etichetta dedicata all’intelligenza artificiale della casa di produzione di Iervolino. FellinAI, il regista virtuale, è stato progettato per evocare il linguaggio poetico e onirico dei grandi maestri europei. I personaggi del film sono interpretati attraverso Actor+, un’agenzia che lavora con attori reali per creare immagini digitali utilizzabili da FellinAI. 

Un nuovo capitolo nella storia del cinema

Andrea Iervolino ha dichiarato: “Con ‘The Sweet Idleness’ celebriamo l’inizio di un nuovo capitolo nella storia del cinema. La nostra visione è semplice e al tempo stesso rivoluzionaria: unire sensibilità umana e potenza creativa dell’intelligenza artificiale per raccontare storie che nessuno ha mai immaginato prima”. Ha inoltre precisato che questo approccio produttivo non intende sostituire il cinema tradizionale, ma rappresenta un metodo alternativo di creazione. 

La presentazione del film arriva mentre a Hollywood si discute ancora di Tilly Norwood, un’attrice IA creata da Eline Van der Velden. L’idea che persino degli agenti stessero cercando di occuparsi di lei ha spinto i sindacati e molte star di Hollywood a condividere i propri timori e molte preoccupazioni per il futuro dell’industria creativa. 

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