La Global Sumud Flotilla, composta da oltre cinquanta imbarcazioni cariche di aiuti umanitari per Gaza, ha lasciato Creta e sta navigando in acque internazionali a circa 350 miglia dalla Striscia. La missione, diretta a rompere l’assedio imposto da Israele, ha già attirato l’attenzione di droni che hanno sorvolato la zona senza però intervenire.
Israele ha ribadito che impedirà l’arrivo della Flotilla nei territori palestinesi. Le navi militari europee che seguono la missione – come la fregata Alpino della Marina italiana e la Furor della Marina spagnola – hanno ricevuto precise regole d’ingaggio: non potranno aprire il fuoco contro unità israeliane né rispondere ad eventuali attacchi, se non in casi estremi di autodifesa e previa autorizzazione governativa.
Attivisti e rischi in mare
Secondo il portavoce Tony La Piccirella, la Flotilla conta anche sul supporto di nuove imbarcazioni partite dall’Italia, tra cui la Conscience, con capacità di trasportare fino a cento persone. A bordo viaggiano anche medici e giornalisti internazionali.
Maria Elena Delia, portavoce italiana della missione, ha confermato che le navi “navigano nella piena legalità in acque internazionali”, pur riconoscendo i rischi legati alla sorveglianza aerea e all’eventuale intercettazione da parte della Marina israeliana.
Diplomazia e tensioni politiche
La missione ha acceso il dibattito in Italia. Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha incontrato i rappresentanti della Flotilla, avvertendo che un tentativo di forzare il blocco navale “esporrebbe i civili a pericoli elevatissimi”. Più cauta la Farnesina: il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha assicurato che l’unità di crisi segue gli italiani a bordo e che la Marina militare ha solo compiti umanitari.
Dal fronte politico, opposizioni e società civile chiedono al governo di garantire la sicurezza degli attivisti. Elly Schlein (PD) ha invocato protezione per la missione, mentre Giuseppe Conte (M5S) ha espresso pieno sostegno, sottolineando che la navigazione avviene in acque palestinesi e non israeliane.
Israele: “Non è aiuto umanitario, ma provocazione”
Tel Aviv ha definito la missione una provocazione, ribadendo che gli aiuti possono essere consegnati attraverso il porto di Ashkelon o tramite il Patriarcato Latino di Gerusalemme. L’offerta è stata respinta dagli attivisti, che insistono nel voler raggiungere direttamente Gaza.
Il ministero degli Esteri israeliano ha dichiarato che la Flotilla “non ha nulla a che vedere con gli aiuti, ma serve solo a supportare Hamas”. Israele ha inoltre avvertito che userà “ogni misura necessaria” per bloccare le imbarcazioni.
Emergency si unisce alla missione
A rafforzare la spedizione si è aggiunta la nave Life Support di Emergency, pronta a fornire supporto medico e logistico. L’Ong ha comunicato di avere a bordo un team sanitario, attrezzature per una clinica mobile e scorte alimentari per sostenere la traversata.
Prossime mosse
Nei prossimi giorni la Flotilla raggiungerà le aree dove in passato le missioni dirette a Gaza sono state intercettate. L’incognita rimane l’atteggiamento di Israele: un eventuale attacco metterebbe a rischio centinaia di civili e aprirebbe un delicato fronte diplomatico con l’Unione Europea, che per ora ha scelto di limitarsi a un ruolo di monitoraggio e assistenza.