Sharon Stone torna a parlare senza filtri della sua vita, segnata da ferite profonde, traumi familiari e un rapporto difficile con la madre. L’attrice, in un’intervista al Corriere della Sera, ha raccontato come il recente lutto materno l’abbia spinta a rielaborare un legame complesso, fatto di sarcasmo, durezza e assenza di tenerezza.
Una madre segnata dalla violenza
«La mamma, Dot, se ne è andata qualche mese fa, ma mi sono sentita pronta a parlarne solo ora», confessa Stone, spiegando di aver dovuto prima elaborare «le sensazioni furiose» legate alla perdita. Il ricordo della madre è intriso di amarezza: «Era divertente, ma mi diceva cose terribili. Negli ultimi giorni delirava: mi avrà detto “Ti prendo a calci nella f…” almeno 40 volte. L’ultima frase prima di morire? “Parli troppo, mi fai venire voglia di suicidarmi”».
Il nonno “orco” e la catena di abusi
Nelle sue memorie Il bello di vivere due volte, Sharon Stone ha già denunciato le violenze perpetrate dal nonno materno, definito «un pedofilo violento». Sua madre e tutte le sorelle subirono abusi e maltrattamenti. «Durante una lezione di ginnastica – ricorda – le uscì sangue dalla divisa e i servizi sociali scoprirono la schiena coperta di cicatrici». La madre fu allontanata da casa a soli nove anni.
Stone racconta di essersi salvata solo grazie al suo carattere: «Mi sono allontanata da lui intorno ai cinque o sei anni, prima che le molestie sessuali diventassero più pressanti. Me la sono cavata con abusi più leggeri rispetto alle altre».
La denuncia politica: “In America i disabili non hanno valore”
Oggi Sharon Stone non si limita a parlare del passato, ma lancia accuse dure anche contro l’attuale clima politico negli Stati Uniti. «La nostra amministrazione considera qualsiasi disabilità una vergogna da sopprimere», afferma, denunciando una società che «sta muovendosi verso l’eliminazione della fragilità».
Con orgoglio cita l’esempio del figlio Roan, dislessico e imprenditore di successo, e del fratello Patrick, anch’egli dislessico, scomparso nel 2023: «Molti scienziati e architetti sono dislessici, ma rischiamo di perderli. La Francia si prende i nostri scienziati».
L’ictus e l’abbandono sociale
Un altro capitolo doloroso è quello del 2001, quando, a 43 anni, fu colpita da un ictus con emorragie cerebrali durate nove giorni. «Mi diedero l’1% di possibilità di sopravvivere», ricorda. Dopo la lunga riabilitazione, però, la carriera si fermò: «A quei tempi, come donna, se ti succedeva qualcosa, eri finita. Era come se avessi fatto qualcosa di sbagliato».
Il mondo del cinema non l’ha aspettata: «Mi veniva detto: “Certo, puoi fare quattro episodi di Law and Order”, e niente più». Una sensazione di espiazione forzata che ancora oggi ricorda con amarezza.
Una voce che non si spegne
Sharon Stone, oggi 67enne, non tace più. Trasforma il dolore in parola, il trauma in memoria e la resilienza in testimonianza. La sua voce, segnata da esperienze estreme, resta quella di una donna che ha imparato a sopravvivere e a denunciare, consapevole che la verità, per quanto dura, è il primo passo verso la liberazione.