Pippo Baudo: aneddoti e rivalità nel mondo dello spettacolo

Racconti inediti di Pippo Baudo su incontri memorabili e competizioni nel panorama televisivo italiano.

È impossibile raccontare la storia della televisione italiana senza passare da lui. Pippo Baudo, per tutti “Superpippo”, non è stato soltanto un conduttore: è stato un’istituzione, una scuola di spettacolo, il protagonista assoluto di un’epoca. Attento, elegante, capace di stare sempre al centro della scena senza mai sembrare fuori posto, ha collezionato episodi diventati leggenda e rivalità che, più che scontri, hanno alimentato la mitologia della TV di quegli anni.

Aneddoti da antologia

La carriera di Baudo è disseminata di episodi che ancora oggi si raccontano nei corridoi di Viale Mazzini come favole moderne. Memorabile, ad esempio, il Sanremo 1995: un uomo minaccia di buttarsi dalla balconata dell’Ariston. Baudo non esita un secondo, si arrampica in galleria, prende il microfono e lo convince a desistere. Applausi, commozione, titoli dei giornali. Solo anni dopo si parlerà di una messinscena. Ma il gesto, in diretta, resta scolpito nella memoria collettiva.

C’è poi il retroscena gustoso del 1968, quando al suo primo Festival di Sanremo Baudo osa chiedere a Louis Armstrong di posare senza tromba per un’inquadratura televisiva migliore. Armstrong non la prende bene e lo apostrofa duramente. Un battesimo di fuoco che Baudo supererà con la sua consueta calma glaciale.

E come dimenticare la torta in faccia durante Gran Premio, l’esilarante siparietto con Fiorello e Benigni a Sanremo 2002 – con baci, palpeggiamenti e battute entrate di diritto nella storia del varietà – o il provino negato proprio a Fiorello anni prima, liquidato con un «sei bravo, ma troppo lungo»?

Baudo era così: implacabile nella selezione, ma sempre pronto a ridere anche dei propri errori.

Rivalità vere (o presunte)

Accanto agli aneddoti, non sono mai mancate le rivalità. Alcune alimentate dalla stampa, altre più sostanziali.

La più nota resta quella con Mike Bongiorno. Due giganti, due scuole di televisione: l’uno l’affabilità popolare, l’altro l’eleganza colta. In realtà, tra loro correva un sincero rispetto. Si punzecchiavano, certo, ma la “sfida” era più per il pubblico che tra loro. “Faceva bene a entrambi”, ricordava Baudo.

Con Maurizio Costanzo ci furono frizioni per il controllo della scena televisiva, soprattutto intorno a Sanremo. Ma erano litigi brevi, seguiti da cene e risate. “Ci siamo voluti bene davvero”, dirà Baudo anni dopo.

Con Corrado i giornali provarono a costruire rivalità, ma Baudo non mancò mai di sottolineare l’affetto e il debito professionale verso il collega che lo aveva preceduto in tanti programmi.

Più accese, invece, alcune polemiche con gli artisti esclusi dal Festival sotto la sua direzione: da Rita Pavone ad Anna Oxa. Decisioni che non passarono inosservate, ma che Baudo difese sempre come scelte artistiche e mai personali.

E non mancò neppure il battibecco con Bruno Vespa, che in diretta televisiva perse la pazienza per una scelta d’immagine: uno dei rari casi in cui il tono ironico di Baudo non riuscì a stemperare la tensione.

Un conduttore “nazional-popolare”

Definito con tono quasi sprezzante “nazional-popolare”, Baudo fece di quell’etichetta un vessillo. “Allora farò programmi regionali e impopolari”, rispose con la sua ironia tagliente. In realtà, sapeva leggere i gusti degli italiani meglio di chiunque altro.

Non a caso nacque il termine “baudismo”: il suo stile, la capacità di dominare la scena, di essere sempre la guida del racconto, anche nei momenti più imprevisti. Non vanità, ma professionalità assoluta, unita a un fiuto infallibile per il talento.

Il maestro della TV

Baudo non fu solo il volto della televisione, ma anche la sua coscienza. Al Festival del 1984 volle sul palco gli operai in protesta per una fabbrica che rischiava di chiudere: “Il momento più bello dei miei cinquant’anni di carriera”, dirà poi. La TV di intrattenimento si fece specchio dell’Italia reale.

E poi ancora, gli incidenti diplomatici scampati per sketch troppo audaci, le risate con Bonolis che raccontava di avergli “fregato diecimila lire” in gioventù, le mille intuizioni artistiche che hanno lanciato cantanti e showman.

Un’eredità viva

Oggi, il nome di Pippo Baudo evoca non solo la nostalgia di un’epoca televisiva che non c’è più, ma anche l’immagine di un uomo che ha saputo unire il pubblico: nonni, genitori e nipoti davanti allo stesso schermo.

Tra aneddoti e rivalità, resta il suo stile: una presenza solida, rassicurante, “nazional-popolare” nel senso più nobile del termine. Pippo Baudo è stato – e rimane – il maestro della TV italiana.

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