“Bring Her Back – Torna da me”: un horror familiare claustrofobico e opprimente

Il nuovo film dei fratelli Philippou esplora il dolore e la perdita attraverso una narrazione horror intensa e claustrofobica.

“Bring Her Back – Torna da me” è il secondo film dei gemelli Philippou, già noti per “Talk to Me”. Questa nuova opera conferma il loro talento nel genere horror, offrendo una storia che affronta temi di dolore e perdita in modo intenso e claustrofobico.

Una trama di dolore e ossessione

Il film segue le vicende di due orfani: Piper, una ragazzina ipovedente interpretata da Sora Wong, e il fratellastro Andy, interpretato da Billy Barratt. Dopo la morte del padre, i due vengono affidati a Laura, una psicologa infantile interpretata da Sally Hawkins, che ha perso sua figlia e ospita in casa anche Ollie, un ragazzino muto e aggressivo interpretato da Jonah Wren Phillips. La casa di Laura, isolata e decadente, nasconde segreti inquietanti, tra cui una vecchia VHS che immortala un rituale satanico. La donna, gentile ma ambigua, mostra un’affettuosità manipolatrice che contribuisce a creare un’atmosfera di tensione crescente. 

Un’ambientazione claustrofobica e opprimente

Ambientato in Australia, il film evita riferimenti iconici al territorio, concentrandosi su spazi chiusi come la casa, l’ospedale e i corridoi. Questo crea un universo claustrofobico in cui l’isolamento è più esistenziale che geografico. La regia sobria dei Philippou si affida all’atmosfera più che agli shock visivi, con una tensione sottile e strisciante spesso affidata a silenzi e sguardi fuori campo. I momenti più disturbanti emergono dall’impossibilità di trovare conforto, vicinanza ed empatia. 

Interpretazioni intense e coinvolgenti

Sally Hawkins offre una performance intensa nel ruolo di Laura, una madre che si è persa nel proprio dolore. Il suo personaggio non è scritto come una villain, ma come una donna mossa dall’ossessione, rendendo credibile la sua deriva psicologica con un’intensità rara. Anche il cast giovanile funziona: Sora Wong colpisce per la naturalezza e la delicatezza con cui incarna Piper, mentre Billy Barratt restituisce con efficacia il disagio e la fragilità di Andy, un ragazzo ancora troppo giovane per sostenere il peso di un ruolo da adulto. 

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