Pupo: “Canto in Russia perché mi pagano. I miei tre demoni: musica, gioco e sesso””

Il cantante toscano parla in un'intervista a La Repubblica della sua carriera, delle sue dipendenze e delle sue esibizioni in Russia.

Enzo Ghinazzi, in arte Pupo, annuncia il ritorno sulle scene con un nuovo tour mondiale e fa discutere per la presenza di una tappa in Russia. Intervistato da Repubblica, il cantante toscano non si nasconde e risponde senza esitazioni a chi lo critica per la scelta di esibirsi in un Paese ancora coinvolto nella guerra in Ucraina:
“Vado dove mi pagano”, afferma con schiettezza.

Il tour partirà il 13 luglio da Arezzo e toccherà vari continenti: “Si parte il 13 da Arezzo e poi giro il mondo: Canada, Stati Uniti, Svizzera, Germania, Australia, Sud America e Russia”, spiega Ghinazzi. E chiarisce la sua posizione:
“Sono popolarissimo lì dal 1979, tempi non sospetti. Perché negare a un popolo, che è anche vittima della guerra, la possibilità di ascoltarmi? Putin non l’ho mai conosciuto. Dove mi chiamano – e pagano, ovviamente – io vado. Andrei anche in Corea del Nord. E in Ucraina, se ci fossero le condizioni di sicurezza”.

Ghinazzi torna anche sullo pseudonimo che lo accompagna da decenni e sul tentativo, fallito, di sostituirlo con il suo vero nome:
“Ci ho sofferto per anni. Ma ormai è un marchio, anzi un suono. Solo a Sanremo ‘92 ho provato a farmi chiamare Enzo Ghinazzi: Baudo mi annuncia, e dal palco vedo la gente sbigottita chiedersi chi fossi. Finita la canzone, inizio a rincorrere Gianni Morandi, che mi aveva convinto a questo cambio. Mentre lo inseguo, suona il telefonino: è Mogol, che mi rimprovera per aver abbandonato lo pseudonimo. Me lo diede Freddy Naggiar, della Baby Records, il primo discografico a credere in me. Non le dico cosa fu tornare a casa con il primo disco, Ti scriverò, e il nome Pupo. Mia madre, per la sorpresa e la delusione, non mi parlò per un mese e mezzo”.

Con successi storici come Su di noi e Gelato al cioccolato, Pupo ha vissuto una carriera luminosa, ma non priva di eccessi.
“Le portai a Sanremo su insistenza di Gianni Ravera: mi promise mari e monti, perfino il diritto di veto su altri concorrenti. Andai e basta: terzo posto e il mondo ai miei piedi. Il mondo, sì: ho scritto anche Sarà perché ti amo dei Ricchi e Poveri”.

Quel trionfo, però, lo ha condotto verso quella che lui definisce la sua personale triade oscura:
“Il primo è la musica e quindi, artisticamente, tutto bene. Il secondo è il gioco: ho sperperato, in euro, 3-4 milioni. Ho smesso da vent’anni, ma reprimo la tentazione ogni giorno. Il terzo è il sesso: compulsivo, con chiunque e ovunque”.

Con la consueta sincerità che lo contraddistingue, Pupo si prepara a tornare sul palco, consapevole delle polemiche, ma deciso a rimanere fedele alla sua filosofia.

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