Tutto su The White Lotus 3: la stagione più ambiziosa, spirituale e velenosa della serie HBO

Tutto sulla terza stagione di White Lotus, la serie di successo creata da Mike White.

Dopo aver conquistato pubblico e critica con le prime due stagioni ambientate alle Hawaii e in Sicilia, The White Lotus torna con una terza stagione che alza ulteriormente l’asticella. Uscita nel marzo 2025 su HBO (e in Italia su Sky e NOW), The White Lotus 3 è la stagione più lunga, più ambiziosa e più tematicamente profonda della serie creata da Mike White. Un mix di satira sociale, spiritualità, morte e mistero che porta la narrazione in una nuova direzione, senza perdere lo stile caustico e glamour che ha reso la serie un cult globale.

Un nuovo White Lotus in Asia: la Thailandia come specchio dell’anima

Il nuovo resort di lusso della catena immaginaria White Lotus si trova questa volta in Thailandia, tra le atmosfere mistiche di Chiang Mai, la frenesia di Bangkok e le spiagge dorate di Phuket. Ma, come sempre, dietro la bellezza idilliaca si nascondono ombre profonde. Mike White, showrunner e regista, aveva promesso una stagione più “spirituale e legata al tema della morte”, e il risultato è una riflessione tagliente sul modo in cui l’Occidente consuma anche la spiritualità orientale con la stessa voracità con cui consuma spa, cocktail e comfort. La Thailandia non è solo un set esotico: è la chiave tematica della stagione. Il contrasto tra il desiderio di riscatto spirituale degli ospiti occidentali e il mondo reale che li circonda è messo a nudo con un’ironia feroce e una sottile malinconia. Le ambientazioni – templi buddhisti, resort incastonati nella giungla, mercati notturni, spiagge sacre – creano uno sfondo affascinante e simbolico a una storia di illusioni, colpe e trasformazioni mancate.

Il cast: ritorni inaspettati e volti nuovi

La terza stagione presenta un cast corale internazionale, tra ritorni amati e nuove entrate sorprendenti. Il grande comeback è quello di Natasha Rothwell, che riprende il ruolo di Belinda Lindsey, la spa manager della prima stagione. Ritroviamo Belinda in una nuova veste, più disillusa e cinica, ormai arruolata nel mondo del benessere spirituale di lusso. Un personaggio che evolve da simbolo di sfruttamento silenzioso a emblema del compromesso moderno. Tra i nuovi arrivi, spiccano:

  • Jason Isaacs nei panni di un uomo d’affari inglese in crisi mistica.
  • Michelle Monaghan, perfetta nel ruolo di una coach motivazionale new age in luna di miele con un marito sospettosamente passivo.
  • Carrie Coon, magnifica e velenosa come madre ultra-protettiva di un adolescente problematico.
  • Patrick Schwarzenegger, influencer ossessionato dall’idea di “trovare sé stesso”.
  • Dom Hetrakul, noto attore tailandese, qui in un ruolo chiave legato al personale del resort.

Il cast bilancia perfettamente comicità e dramma, con interpretazioni cariche di sottintesi, tensioni familiari, relazioni ambigue e segreti torbidi. Nessun personaggio è quello che sembra, e quasi tutti finiranno per svelare lati oscuri, fragilità o meschinità ben nascosti dietro l’apparenza.

Trama: tra karma, illusioni e morte

Come da tradizione, la stagione si apre con un mistero: un corpo trovato nel fiume Ping, nei pressi di un tempio. Ma chi è morto? E perché? Attraverso flashforward e colpi di scena, The White Lotus 3 costruisce un puzzle narrativo che ruota attorno ai temi della colpa, del desiderio di purificazione e della fuga dal vuoto interiore. I personaggi si rifugiano in rituali orientali, sedute di yoga tantrico e ritiri spirituali, ma sotto sotto restano gli stessi: confusi, privilegiati e, spesso, moralmente corrotti. La serie gioca con l’idea di “karma occidentale”, un concetto tanto evocato quanto mal compreso dai protagonisti. E proprio lì sta la forza della stagione: nel mostrare come anche il più nobile dei tentativi di cambiamento può essere solo una nuova forma di consumo.

La regia e lo stile: più ambiziosa, più profonda, più estetica

Dal punto di vista visivo, la terza stagione è uno splendore. Le inquadrature si fanno più meditative, i colori più saturi, il ritmo più disteso rispetto al passato. Mike White si prende il tempo di costruire atmosfere dense, con lunghe sequenze silenziose in cui la tensione cresce sotto traccia, tra un massaggio ayurvedico e una cerimonia funebre. La colonna sonora, curata da Cristobal Tapia de Veer, mescola strumenti tradizionali thailandesi con elettronica tribale, creando un senso di disorientamento e magia. Il sound contribuisce a quell’effetto “straniamento spirituale” che pervade ogni episodio.

Una satira che non fa sconti

La bellezza di The White Lotus è sempre stata quella di criticare senza predicare. E anche stavolta la serie colpisce nel segno. I bersagli sono tanti: il turismo di lusso, l’appropriazione culturale, l’industria del benessere, la spiritualità “instagrammabile”, il white saviorismo. Il tutto raccontato con un’ironia tagliente e dialoghi affilati, ma mai moralisti. Ogni episodio (questa volta sono otto, anziché sei) scava più a fondo nella psiche dei personaggi, mostrando quanto sia difficile davvero cambiare, soprattutto quando il privilegio ti protegge da ogni vera conseguenza.

Conclusione: un viaggio nell’anima… o nella sua caricatura

The White Lotus 3 non è solo un’altra stagione ben fatta: è forse la migliore, la più completa, la più tematicamente coerente. Mike White dimostra ancora una volta di sapere parlare della nostra epoca con uno sguardo lucido, intelligente e visivamente avvincente. Tra risate amare, colpi di scena e riflessioni profonde, questa stagione è un viaggio che lascia il segno. E anche se tutto finisce, come sempre, con un cadavere, è difficile non voler prenotare subito una stanza nel prossimo White Lotus.

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