L’Ungheria annuncia il ritiro dalla Corte Penale Internazionale

L'Ungheria ha deciso di ritirarsi dalla Corte Penale Internazionale, una mossa che ha suscitato reazioni contrastanti a livello internazionale.

L’annuncio del ritiro

L’Ungheria ha ufficialmente annunciato la sua intenzione di ritirarsi dalla Corte Penale Internazionale (CPI), una decisione che ha immediatamente attirato l’attenzione della comunità internazionale. Il ministro Gergely Gulyás ha dichiarato: “L’Ungheria non riconoscerà più la giurisdizione della CPI. Questa decisione è stata presa per proteggere la nostra sovranità nazionale e i nostri interessi”. La mossa è stata accolta con sorpresa e preoccupazione da parte di molti paesi europei, che vedono nella CPI un’istituzione fondamentale per il mantenimento della giustizia internazionale.

Le reazioni internazionali

La decisione ungherese ha suscitato reazioni contrastanti. Da un lato, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, in visita ufficiale in Ungheria, ha elogiato la scelta definendola “coraggiosa”. Netanyahu ha affermato: “L’Ungheria ha dimostrato di essere un paese che difende la propria sovranità e prende decisioni indipendenti”. Dall’altro lato, l’Aia ha espresso la sua “profonda delusione” per la decisione di Budapest, sottolineando che la CPI è un pilastro della giustizia internazionale e che il ritiro di un paese membro rappresenta un passo indietro nella lotta contro l’impunità per i crimini più gravi.

Le motivazioni del governo ungherese

Secondo il governo ungherese, la decisione di ritirarsi dalla CPI è stata presa dopo un’attenta valutazione dei benefici e dei rischi associati alla permanenza nell’organizzazione. Il ministro Gulyás ha spiegato che la CPI, secondo il governo, “ha spesso oltrepassato i suoi limiti e interferito con le questioni interne dei paesi membri”. Inoltre, il governo ungherese ritiene che la CPI non abbia sempre agito in modo imparziale, mettendo in discussione la sua efficacia e la sua capacità di garantire una giustizia equa. Questa decisione segna un ulteriore passo nella politica di Viktor Orbán di rafforzare la sovranità nazionale e ridurre l’influenza delle istituzioni internazionali sull’Ungheria.

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