La preoccupazione del figlio di Suu Kyi
Il figlio di Aung San Suu Kyi, Kim Aris, ha espresso profonda preoccupazione per la madre, attualmente detenuta in Myanmar. “Non so più nulla di mia madre”, ha raccontato al Corriere della Sera, sottolineando l’angoscia e l’incertezza che circondano la situazione della leader politica, “Pare che la prigione dove è trattenuta, a Naypyidaw, non sia stata danneggiata dal sisma. Ma è impossibile avere una conferma. Io continuo a scriverle, a mandarle pacchi. Ma le autorità le impediscono di rispondere. Da lei ho ricevuto una sola lettera in quattro anni”, ha dichiarato. La detenzione di Suu Kyi, avvenuta dopo il colpo di stato militare, ha sollevato preoccupazioni a livello internazionale, ma le informazioni sulla sua condizione attuale sono scarse. Il figlio ha esortato la comunità internazionale a non fidarsi dei generali birmani, accusandoli di manipolare la situazione a loro vantaggio.
Il terremoto in Myanmar e le accuse ai generali
Dopo il violentissimo terremtoto che ha messo in ginocchio il Myanmar, secondo Kim Aris i generali birmani potrebbero sfruttare la tragedia per consolidare il loro potere. “Non fidatevi dei generali, sfrutteranno anche il terremoto”, ha avvertito il figlio di Suu Kyi. La gestione dell’emergenza da parte del governo militare è stata oggetto di critiche, con accuse di inefficienza e mancanza di trasparenza. La comunità internazionale è stata sollecitata a monitorare attentamente la situazione per garantire che gli aiuti umanitari raggiungano effettivamente le persone bisognose.
La richiesta di aiuti internazionali
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha lanciato un appello urgente per raccogliere 8 milioni di dollari destinati a sostenere le operazioni di soccorso in Myanmar. La situazione sanitaria nel paese è critica, con infrastrutture danneggiate e una popolazione che necessita di assistenza immediata. Gli aiuti internazionali sono considerati essenziali per affrontare le conseguenze del terremoto e per fornire supporto alle comunità colpite. Tuttavia, la gestione degli aiuti da parte del governo militare rimane una preoccupazione, con timori che possano essere utilizzati per scopi politici, piuttosto che per il soccorso effettivo delle vittime del disastro naturale.