Per Riccardo Scamarcio la svolta della carriera è arrivata nel 2004 con il film Tre metri sopra il cielo che lo ha consacrato idolo delle ragazzine dell’epoca. L’attore barese ne ha fatta di strada dopo 20 anni di carriera e oggi è impegnato non solo con il cinema italiano, ma anche con produzioni straniere.
Tra pochi giorni sarà presentato alla Festa del Cinema di Roma il film Modì – Tre Giorni sulle ali della follia, nel quale Scamarcio è diretto dalla star Johnny Depp. In un’intervista rilasciata a Vanity Fair l’artista ha quindi raccontato qualcosa in più su questa ultima fatica e sulla sua vita privata.
Modì segna il ritorno di Depp dietro la camera da presa e alla domanda se lo conoscesse già Scamarcio risponde: “No. Ci siamo visti per la prima volta su Zoom. Ci siamo, poi, incontrati di persona a Londra e abbiamo parlato a lungo del film, di come intendiamo il nostro lavoro, di cinema. Abbiamo capito di avere la stessa visione anche rispetto a come va il mondo, alla vita. Johnny è originario del Kentucky che sta agli Stati Uniti come Andria sta all’Italia. Che è un modo per dire che siamo due provinciali”.
E su come si sia avvicinato al palcoscenico e alla recitazione rivela: “Quando facevo sega a scuola me ne tornavo a casa – i miei lavoravano tutti e due – e me ne stavo lì a guardare i film alla tv. Mi ero messo in testa di fare l’attore. Ad Andria c’era una compagnia dialettale che metteva in scena spettacoli in dialetto e cercavano un ragazzino per il ruolo del marchesino Eugenio in Miseria e nobiltà. Ero caruccio, mi hanno preso. Per me è stato un colpo di fulmine”.
Nel corso dell’intervista Riccardo Scamarcio accenna anche alla preoccupazione più grande da genitore di una bambina di 3 anni: “Intanto, di mantenermi vivo per starle vicino. Quando diventi papà capisci che c’è una creatura che ha bisogno di te, del tuo amore, delle tue attenzioni per crescere sana, forte, capace di vivere in questo mondo di pazzi. È una lezione che ho imparato dai miei genitori”.
