Questa mattina, in Good Morning Kiss Kiss, abbiamo parlato delle elezioni in Russia con il giornalista Giampiero Gramaglia.
Buongiorno Giampiero, bentornato! Dopo le elezioni in Russia, cosa significa questa vittoria così schiacciante per l’Europa? Quali sono le previsioni?
«Buongiorno a voi e a chi ci segue, Kiss Kiss a tutti. Il risultato elettorale, per quanto possa essere contestabile il modo delle elezioni, e per quanto possano essere stati ritoccati e abbelliti i risultati, è comunque una conferma e una legittimazione dell’operato di Putin come leader eletto dall’interno della Russia. Questo, indubitabilmente, ne rafforza la posizione in un’eventuale prospettiva negoziale, perché lo mostra non come un leader in difficoltà ma in controllo e in gestione del suo Paese. Metodi e strumenti di questa gestione sono contestabili e criticabili, ma il dato di fatto è di un uomo che controlla la Russia e ne ha il sostegno.»
Questo plebiscito è dovuto alla mancanza di opposizione, no? Tutte queste coincidenze prima dell’elezione, la scomparsa di vari oligarchi che potevano anche sostenere qualche candidato all’opposizione. Lo stesso Navalny, se non fosse morto, poteva cambiare qualcosa?
«Dal punto di vista dei risultati difficilmente poteva cambiare qualcosa. Navalny non poteva candidarsi, era già stato escluso da questa possibilità, come chi sosteneva questa eventuale posizione. Il fatto che gli oppositori – perché c’erano altri tre candidati che hanno ottenuto dal 4% al 2% – si siano mostrati sul palco insieme al vincitore è già una cosa strana. Come se sul palco elettorale degli Stati Uniti accanto a Biden ci fosse Trump ad applaudire, o viceversa.»
Pensa che è la conclusione che abbiamo fatto anche noi prima. Ci ha colpito questa cosa. Permettici, è stata più falsa dell’elezione.
«Come se le loro candidature fossero solo un giustificativo democratico. Vedete che c’è un’opposizione, ma viene a sostenermi nel momento che mi eleggono. Questo fa venire ulteriormente meno la credibilità democratica dell’esercizio. Però, come noi stessi in Italia abbiamo sperimentato in altre epoche, il dittatore o l’autocrate esercita sul proprio popolo una certa fascinazione, e può averne in sostegno. Un’intera generazione di russi, quelli che ora hanno 25 anni, non hanno conosciuto altri leader se non Putin e un’altra voce diversa dalla sua propaganda. Ne sono indubbiamente condizionati.»
Questa vittoria, in qualche modo, condizionerà anche le elezioni europee e quelle americane?
«Non tanto la vittoria di Putin quando la sua propaganda. In passato è stata efficace sia per quanto riguarda la Brexit che per quanto riguarda le elezioni di Trump. Sarà attiva ancora in Europa, sosterrà delle forze più vicine o meno di ostacolo alle posizioni russe. Negli Stati Uniti, al momento, sembra indecisa sul da farsi. Un giorno strizza l’occhio a Trump e un giorno dice che preferisce Biden. Ma di fatto, c’è il rischio che qualsiasi evoluzione positiva, nel senso verso una cessazione delle ostilità in Ucraina, sia condizionata dall’attesa delle lezioni americane. Vedremo chi sarà il nuovo padrone, poi decideremo come comportarci.»
Grazie Giampiero, buon lavoro!
«Buona giornata a voi, buon lavoro e Kiss Kiss a tutti!»