Il nuovo film Disney Pixar “Elio” è arrivato nelle sale italiane il 18 giugno 2025. La pellicola racconta la storia di Elio Solis, un undicenne con una fervida immaginazione, che viene accidentalmente teletrasportato nello spazio e scambiato per l’ambasciatore della Terra. Elio indossa una benda sull’occhio a causa dell’ambliopia, una condizione visiva nota come “occhio pigro”. Questa scelta narrativa mira a promuovere l’inclusività rappresentando una condizione comune ma poco visibile.
Elio Solis: un nuovo eroe con ambliopia
Elio Solis è un ragazzino di undici anni con una fervida immaginazione, che spesso si sente fuori posto nel mondo che lo circonda. La sua vita cambia radicalmente quando viene teletrasportato nello spazio da una razza aliena avanzata. A causa di un malinteso, viene identificato come l’ambasciatore ufficiale della Terra, un ruolo per il quale non è affatto preparato. Elio indossa una benda sull’occhio a causa dell’ambliopia, nota come “occhio pigro”, una condizione che colpisce circa il 3% dei bambini in età prescolare. La scelta, confermata da Disney Pixar, nasce dal desiderio di promuovere l’inclusività rappresentando una condizione visiva comune ma poco visibile.
Nemo: il pesciolino con la “pinna fortunata”
Il classico Disney Pixar “Alla ricerca di Nemo” offre una rappresentazione significativa della disabilità attraverso diversi personaggi. Il protagonista, Nemo, ha una pinna “atrofica” che chiama con affetto la sua “pinna fortunata”. Al suo fianco c’è Dory, la simpatica amica affetta da perdita di memoria a breve termine, e Pearl, una piccola piovra rosa con un tentacolo più corto degli altri.
Hopper: l’antagonista con cecità parziale
Hopper, il carismatico e spietato capo di una banda di cavallette, è l’antagonista del secondo lungometraggio Pixar “A Bug’s Life”. Sfrutta una colonia di formiche, obbligandole a raccogliere cibo per lui e il suo gruppo. Una delle sue caratteristiche più riconoscibili è la cecità all’occhio destro, conseguenza di un violento incontro con un uccello. Sebbene l’incidente non venga mostrato direttamente, è chiaramente suggerito che Hopper sia sopravvissuto per un soffio a un attacco, riportando la lesione come segno permanente del trauma.
Dory (Finding Dory, 2016): la neurodiversità in scena
La protagonista di Finding Dory porta sullo schermo l’esperienza della perdita di memoria a breve termine. Non viene definita come “difettosa”, ma come una persona completa con punti di forza – curiosità, gentilezza e tenacia. Il film dimostra che una condizione neurodiversa non impedisce l’emergere di veri protagonisti, che possono amare, perdere, sperare e raggiungere i propri obiettivi .
Tiana (The Princess and the Frog, 2009): l’identità nera al centro
Con Tiana, Disney introduce la sua prima principessa afroamericana. L’ambientazione a New Orleans, la figura laboriosa di Tiana e le radici creole offrono un ritratto di cultura e lavoro autentico. L’uscita sullo schermo di Tiana ha acceso il dibattito: pur restando gran parte del film in forma di rana, la sua esistenza umana e la sua forza hanno segnato una svolta per la rappresentazione nera nei cartoni .
Pocahontas (1995): la multiculturalità in fiore
La scelta di raccontare la storia di un incontro interetnico tra inglesi e popolazione nativa americana introduce, almeno per la prima volta, una narrativa legata all’altro “da intendersi diverso”. Nonostante le critiche per deviazioni storiche e trattamenti semplificati, la pellicola tentò di aprire uno spazio per la riconciliazione tra culture diverse, nell’ambito di un profilo disneyano .
Mulan (1998): una donna che sfida i ruoli di genere
Mulan rompe lo schema della damigella da salvare: si traveste da uomo per combattere, sfida l’autorità patriarcale e dimostra che la vera forza risiede nelle capacità personali, non nel genere. Per chi viveva un’identità diversa o marginalizzata, Mulan è un simbolo di autodeterminazione e lotta – una fonte di ispirazione che vince il binarismo di genere .
Moana (2016): la cultura polinesiana al centro
Moana segna un salto qualitativo nella attenzione culturale: il team creativo ha coinvolto antropologi, linguisti e storici delle isole del Pacifico per una rappresentazione il più possibile autentica. L’avventura di una giovane ragazza che salva la sua isola senza bisogno di un principe è diventata un simbolo, così come il successo commerciale ha dimostrato che la cultura locale ha appeal globale vanityfair.com.
Miguel (Coco, 2017): la cultura messicana e il rispetto delle radici
In Coco Disney dà voce (e anima) alle tradizioni della Giornata dei Morti messicana. Le canzoni, i colori, la famiglia e i sentimenti mostrano una trama moderna centrata su identità, legame intergenerazionale e radici. Incarnazione del valore stesso della cultura latinoamericana, il film – come spesso rilevato – ha consentito a molti bambini di riconoscersi sullo schermo, e ha portato all’esplodere virale di #encantomania su TikTok .
Raya (Raya and the Last Dragon, 2021): messaggi queer e amicizie antieroriali
Raya è una guerriera, un leader, ma soprattutto una donna compessa e indipendente. Il film ha evitato di presentare una storia d’amore tradizionale, per focalizzarsi sul rapporto di fiducia e amicizia con Namaari – una relazione che è rimasta aperta, quasi romantica, sfumando i confini tradizionali e lasciando spazio a interpretazioni queer inclusive neverapart.com.
Isabella (Encanto, 2021): la bellezza nelle sue diverse forme
Il film colombiano mette in scena una famiglia multigenerazionale di origini e corporature diverse. Isabella, con la sua corporatura muscolare, offre un nuovo modello di femminilità non conforme allo stereotipo “snella”, rompendo codici estetici dominanti. Encanto è stato apprezzato per aver mostrato volti latini in tutte le sfumature della pelle e per aver restituito dignità a esperienze di emigrazione, minoranza e famiglia .
Elsa & Anna (Frozen, franchise post-2013): bellezza diversificata e identità LGBTQ+?
Anche se ufficialmente non dichiarata queer, Elsa è interpretata da molti come un’icona LGTBQ+ per la sua solitudine, il rifiuto dell’identità imposta e la rottura dei legami tradizionali di coppia. Più in generale, il franchise Frozen – come rilevato da alcune analisi – mostra un tentativo di differenziare i tipi estetici tra le principesse: volti lunghi, occhi a mandorla, forme più diverse. Ci sono margini di miglioramento, ma è un passo verso la diversità visiva .
Conclusione
Da Nemo a Raya, passando per Tiana, Mulan e Elsa, la Disney ha tracciato un percorso che mescola disabilità, etnia, genere, identità culturale, estetica e orientamento. Non si tratta di operazioni superficiali, ma di tentativi inconsueti di allargare lo sguardo. Certo, ci sono errori e ombre nel passato, ma nuovi film dimostrano la volontà di evolversi, raccontare storie autentiche e costruire un immaginario che sappia includere davvero. Questi dieci personaggi non sono solo eroi animati, ma simboli di un mondo che cambia: più bello nel vedere e comprendere la ricchezza della differenza.