Ieri sera è andata in onda in prima serata su Rai 1 la prima puntata della terza edizione del programma, registrata negli studi Nomentano 3 — intitolati a Fabrizio Frizzi — e prodotta da Rai Cultura
La genesi di “Noos”
Il titolo del programma non è casuale: viene dal greco antico νοῦς, che significa “intelletto” o “mente”, evocando lo spirito di esplorazione e conoscenza che fu alla base della serie Viaggio nel cosmo (1998), ideata da Piero e Alberto Angela. Noos è l’erede ideale di Superquark, desiderato come omaggio al padre Piero da parte di Alberto, con l’intento di mantenere viva la divulgazione scientifica in Rai.
Jovanotti: ospite d’eccezione
Per questa prima puntata, Alberto Angela ha scelto come protagonista d’apertura Jovanotti (Lorenzo Cherubini), che ha declinato il suo ruolo di cantautore in modo del tutto inedito. Non solo musica, ma un viaggio attraverso storie di vita, arte, scienza e resilienza.
“A due anni stavo morendo”
“A due anni mi sono ammalato e avrei fatto parte di quelle percentuali di mortalità infantile”, ha esordito il cantante, visibilmente coinvolto nel rievocare una pagina dolorosa della sua infanzia. Si trattava di un’enterite acuta, una forma grave di infiammazione intestinale che lo aveva debilitato a tal punto da mettere a rischio la sua vita. “Mi stavo spegnendo. Ero magrissimo, non assimilavo il cibo, avevo la febbre altissima”, ha raccontato.
L’episodio, che risale ai primi anni ’70, è avvenuto quando Lorenzo aveva appena due anni. Fu il padre a portarlo al Bambino Gesù di Roma, dove un medico, vedendolo in condizioni disperate, lo immerse in una vasca di acqua fredda per abbassargli la febbre che aveva superato i 40 gradi. Da lì iniziò una lunga degenza di due mesi in ospedale, che si concluse con la guarigione. “Mi hanno salvato. Devo la mia vita ai medici”, ha detto Jovanotti.
Il successo di Noos
Il racconto, intenso e personale, ha conquistato il pubblico di Noos, abituato a un tipo di divulgazione scientifica rigorosa ma anche profondamente umana. Jovanotti ha sottolineato il suo rapporto speciale con la medicina, legato non solo all’esperienza infantile, ma anche a quella più recente della malattia affrontata da sua figlia: “Credo che il nostro sistema sanitario sia una delle ricchezze più grandi del nostro Paese. Ho sempre avuto esperienze positive con la sanità pubblica”.
La presenza di Jovanotti ha così arricchito una puntata già densa di contenuti, in cui il sapere scientifico si è intrecciato con la vita vissuta. Alberto Angela, con la sua consueta delicatezza, ha saputo condurre l’intervista senza mai forzare i tempi emotivi, lasciando che il racconto emergesse spontaneamente.
L’ospitata del cantautore non si è fermata al ricordo personale: ha anche riflettuto sul valore della scienza e della conoscenza come strumenti per capire il mondo e per affrontare le sfide della vita. “La curiosità è ciò che ci tiene vivi. È una forma di amore per la realtà”, ha detto, sintetizzando perfettamente lo spirito del programma.
Conclusione
Questa prima puntata di Noos ha raccolto ampi consensi anche sui social, dove in molti hanno commentato le parole toccanti dell’artista e apprezzato la scelta di un ospite così “fuori dagli schemi”, capace di portare nel salotto della divulgazione scientifica una testimonianza umana e autentica.
Con questo debutto, Alberto Angela conferma ancora una volta la sua capacità di coniugare cultura e emozione, offrendo al pubblico non solo informazione, ma anche momenti di riflessione profonda. E Jovanotti, con la sua storia, ha mostrato che anche dietro a un’icona pop si cela una narrazione fatta di battaglie silenziose, speranza e riconoscenza.