Filippo Maria Fanti, in arte Irama, si è raccontato in una recente intervista al Corriere della sera.
L’infanzia, l’ascesa nel mondo della musica, i ritmi di lavoro e i tatuaggi: Irama si è confessato nell’intervista pubblicata questa mattina. Nonostante sia figlio di una buona e colta famiglia, l’ambiente frequentato dall’artista non è stato dei più semplici. Nella Monza di quegli anni, racconta Irama: “sembrava di stare nel film I guerrieri della notte, una battaglia tra bande. Ho avuto esperienze molto brutte che mi hanno formato; ho anche rischiato di morire ma non voglio parlarne.”
L’autore di Arrogante ha colto la palla al balzo per attaccare chi, nei propri brani, parla della strada senza conoscerla. “Chi ne parla di più è chi non sa un c… di strada, chi racconta di essere stato un gangster non sa neanche cosa sia. Andavo a casa di amici che non avevano nemmeno le porte, avevano genitori che erano una catastrofe, ho visto scene terribili ma molti di quei ragazzi erano migliori di altri, non enfatizzavano il concetto di criminalità e cercavano di uscirne” – ha proseguito.
Dopo aver raccontato dei suoi non brillanti anni a scuola e dell’ingresso nel mondo della musica a 17 anni, Irama ha raccontato della vittoria ad Amici: “Lì mi rimisi in gioco, facendo una scommessa con me stesso. E andò bene. L’ultimo disco di platino l’ho regalato proprio a Maria [De Filippi] pochi giorni fa ringraziandola ancora perché tanto del mio inizio lo devo sicuramente a lei. Mi sembra passato un secolo, ma penso che la vita degli artisti vada contata come quella dei cani: un anno ne dura sette“.
Anche i tatuaggi sono stati argomento dell’intervista. L’unico di cui Irama si pente è uno che si è fatto da sé senza averne le capacità. Ma comunque, ha chiarito di non averne in eccesso, e che sono tutti ispirati alla cultura dell’antico Egitto.
Infine, i ritmi di lavoro, che il cantante di Ovunque Sarai tiene serrati, spesso con orari “al contrario”, visto che ha confessato di vivere la notte e dormire di giorno, abitudine che lo rende l’incubo dei fonici. “Anche se non sembra lavoro tantissimo; non faccio una vacanza da quattro anni, al massimo mi concedo quattro giorni di pausa, infatti le mie ragazze mi hanno sempre odiato per questo: andavamo dall’altra parte del mondo e poi dopo 96 ore me ne dovevo già andare” – racconta Irama.
La chiusura è dedicata agli incubi ricorrenti, che l’artista confessa di avere: “Ne faccio tantissimi, tutti sempre diversi. È una maledizione. Vorrei capire perché mi succede: se è legato alla mia mente malata o alla mia vita sregolata.”