Guè: “Con il nuovo album ci tenevo a fare un disco che fosse hip-hop anche per adulti”

Nella puntata de I corrieri di Kiss Kiss Alfio e Ciro hanno ospitato negli studi di Radio Kiss Kiss Guè, con il quale hanno parlato del suo ultimo album Tropico del Capricorno e di molto altro.

È solito darsi mille soprannomi. Oggi abbiamo con noi Guè!

Ciao, grazie!

Io parto facile con una domanda che mi sorge spontanea. Il tuo ultimo lavoro è Tropico del Capricorno e ai posteri l’ardua sentenza. I posteri però si sono espressi e Paolo Sorrentino ha detto che si tratta di un capolavoro. Ma da dove ti viene tutta questa ispirazione?

È un momento continuo che fa parte della mia vita da sempre. Non ho il blocco dello scrittore.

Tu cominci e vai dritto fino all’ultima traccia?

Io creo sempre. Sono stato tanto dietro a questo disco perché l’ho lavorato con un team di produzione con cui siamo stati molto attenti al sound. Abbiamo fatto tanti campionamenti. Abbiamo suonato e risuonato. Ci tenevamo a fare una cosa che suonasse senza tempo, un po’ “international”. Anche perché io anagraficamente sono grande. Non faccio lo stesso campionato dei ragazzini che fanno trap.

Noto una vena polemica…

No no! Io supporto tutti. Faccio feat. Loro mi chiamano in tutti i dischi e io chiamo loro. Ci tenevo a fare un disco che fosse hip-hop anche per adulti. Mi fa piacere che soprattutto da un certo tipo di pubblico sia stato apprezzato. Vuol dire che comunque hai fatto bene.

Io vorrei soffermarmi su qualche testo. Ad esempio, in questo album c’è una canzone con gli Stadio che si chiama Meravigliosa. C’è una parte in cui dici “Una donna lo sa, sa che è l’ultimo disco, poi cosa si fa?”. Dobbiamo cogliere un messaggio in questa frase?

Sai quando vai alla festa in discoteca ed è l’ultimo disco? Intendevo dire quello! Volevo dire che mettono l’ultimo disco, la serata finisce e poi cosa si fa?

Invece nel brano Gol tu dici “Se lo rappo significa che l’ho fatto davvero”. Il senso è che in tutto quello che scrivi e tutto quello che tu canti c’è della verità. Però ti vogliamo mettere alla prova. Io ti leggo alcuni versi e ci dici se lo hai fatto davvero… Nella canzone Prefissi hai detto “Con un’artista famosa ho speso 10k a Zurigo, ma il cuore resta freddo come un frigo”.

Era una cantante famosissima straniera. Ho buttato quei soldi e poi la relazione è finita subito.

Dalla canzone Salvador Dalì con Marracash dici “Dentro a una suite allo Sheraton una nera, un’indiana e una bianca come la pubblicità della Benetton”.

Chiunque può farlo, ma non ho avuto esperienze dirette con donne indiane. Era per fare la metrica e volevo dare questa immagine di una stanza piena di donne di diversa etnia perché è una cosa inclusiva e contro il razzismo.

“Quando ti ho conosciuta eri su Twitter. Mi dicevi che eri una babysitter e ti ho rivista anni dopo su Insta nei locali e anche su qualche rivista”. Lei chi è?

Questo è riferito in generale. È un pezzo ironico e frivolo. Un pezzo di evasione.

Invece hai presente la tendenza forte sui social che chiamano sputo fatti?

L’ho intravista, ma non sono tanto nel target di queste cose. Ti dico cosa mi appare nell’algoritmo dei social? Allora, vedo neomelodici che si esibiscono alle comunioni, poi sarà lui/sarà lei, gender reveal, fighting, arti marziali.  

Io però vorrei una tua verità sul concetto delle raccomandazioni. Questo è il senso dello sputo fatti. Io ti dico un argomento e tu dici con una frase quello che pensi.

Nella musica e nel business non c’è più molto questa cosa. Non è neanche il discorso “se vali, vali” perché spesso non vali e vendi tanto. È molto democratica la cosa, soprattutto con lo streaming. Alla fine sceglie il pubblico ed è il motivo per cui i cantanti vecchi odiano i poveri ragazzini. Perché non capiscono che è cambiato il modo di fruire la musica. È chiaro che Tony Effe va al numero uno perché lo ascoltano le ragazzine e Laura Pausini no. Il mio terrore è quando mia figlia arriverà in età da cantante che brutti artisti ci saranno e dovrò accompagnarla a vederli.

Quanti anni ha tua figlia?

Tre anni. Quindi prevedo in 7-8 anni.

Lei ha già la consapevolezza di ciò che tu rappresenti per gli altri?

Vagamente. Basta che sente una cosa rap e dice “papà, papà”.

E cosa mi dici se ti dico Napoli?

Io sono amico di tante eminenze dell’hip-hop napoletano e non solo. Infatti, saluto e ringrazio i Co’Sang, Chiummariello e tutta la crew perché grazie a loro sono stato uno dei primi rapper del nord ad avere le porte aperte ed ho fatto dei club e delle serate enormi a Napoli.

Questo non era scontato prima…

Era difficile per un rapper del nord andare a fare un certo tipo di successo. Ti parlo di un’era prima che esplodesse il rap napoletano con Luchè e Geolier. Sono molto contento di esibirmi al Palapartenope e di tornare qui.

Ricordiamo le date. Al Palapartenope l’8 maggio. Poi sarai il 3 e 15 maggio al Forum di Assago e il 10 maggio a Roma. Ci vediamo al Palapartenope!

Ciao a tutti!

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