Trump minaccia la Nigeria con un intervento militare se il governo non fermerà gli attacchi contro i cristiani

Il presidente USA Donald Trump minaccia la Nigeria con un’azione militare e la sospensione degli aiuti umanitari se il governo non fermerà gli attacchi contro i cristiani, scatenando tensioni diplomatiche su un Paese già segnato da conflitti religiosi e interetnici.

L’ultimatum della Casa Bianca

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha ordinato al Dipartimento della Difesa di prepararsi a una possibile “azione militare rapida” contro la Nigeria, accusata di non fare abbastanza per fermare gli “assassinii” di cittadini cristiani. In un messaggio pubblicato sulla sua piattaforma Truth, il leader repubblicano ha anche avvertito che sospenderà tutta l’assistenza umanitaria a Abuja se il governo nigeriano non agirà immediatamente.

Toni di guerra

Nel suo intervento, Trump ha usato un linguaggio particolarmente aggressivo, promettendo che, qualora Washington decidesse di intervenire, lo farà “con le armi cariche per eliminare i terroristi islamici responsabili di atrocità terribili”.
“Se attacchiamo, sarà rapido, feroce e dolce, proprio come i terroristi colpiscono i nostri amati cristiani”, ha scritto il presidente, intimando alle autorità nigeriane di “muoversi in fretta”.

Dalla promessa isolazionista alla retorica militare

Le minacce arrivano nonostante durante la campagna elettorale del 2024 Trump avesse sostenuto una politica estera non interventista. Tuttavia, il suo secondo mandato alla Casa Bianca è segnato da un cambio di rotta e da una retorica sempre più bellicosa.
Il presidente ha già dispiegato una flotta nel Mar dei Caraibi per esercitare pressione sul Venezuela, ha autorizzato attacchi contro presunti narcos, e ha ordinato al Pentagono di riprendere test nucleari per la prima volta dal 1992.

Nigeria inserita nella lista nera

La nuova escalation diplomatica arriva all’indomani della decisione di Washington di inserire la Nigeria tra i “Paesi che destano particolare preoccupazione” per violazioni della libertà religiosa. L’elenco comprende anche Cina, Russia, Pakistan, Myanmar e Corea del Nord.
Trump accusa gruppi islamisti radicali di “uccidere migliaia di cristiani”, pur senza fornire prove o dettagli concreti.

La risposta di Abuja

Il presidente nigeriano Bola Ahmed Tinubu ha respinto con fermezza le accuse, definendo la descrizione di “Paese intollerante” infondata e ingiusta.
Secondo Tinubu, il suo governo si impegna quotidianamente a proteggere la libertà religiosa “di tutti i cittadini, qualunque sia la loro fede”. Il suo portavoce Daniel Bwala ha annunciato che Tinubu incontrerà Trump nei prossimi giorni, per chiarire che i gruppi armati in Nigeria colpiscono persone di ogni credo, non solo cristiani.

Cooperazione militare e ambiguità americana

Bwala ha ricordato che, durante la presidenza Trump, gli Stati Uniti hanno autorizzato la vendita di armi alla Nigeria per la lotta al terrorismo, “con risultati importanti”. Tuttavia, resta incerto in cosa consisterebbe esattamente l’“azione militare rapida” minacciata da Washington.
Nel 2024 gli Stati Uniti hanno ritirato circa mille soldati dal Niger, e oggi la loro principale base in Africa si trova a Gibuti, con circa 5.000 uomini.

Un Paese complesso e lacerato

Con oltre 200 milioni di abitanti e più di 200 etnie, la Nigeria è un mosaico religioso dove cristiani, musulmani e seguaci dei culti tradizionali convivono da secoli. Tuttavia, da oltre vent’anni il Paese affronta la minaccia jihadista di Boko Haram, che ha provocato decine di migliaia di vittime, in gran parte musulmane.

Parallelamente, gruppi armati e bande criminali seminano terrore nel nord, mentre nel centro del Paese si consumano sanguinosi scontri tra pastori nomadi e agricoltori sedentari. Sebbene spesso descritti come conflitti religiosi, gli esperti sottolineano che le vere cause sono economiche e ambientali: povertà, scarsità di risorse e gli effetti del cambiamento climatico sui pascoli.

Una crisi pronta a riesplodere

La nuova minaccia militare di Trump rischia di aggravare ulteriormente la tensione in un Paese già segnato da anni di instabilità.
Mischiando religione, geopolitica e sopravvivenza quotidiana, il caso nigeriano diventa ora un nuovo banco di prova per la politica estera del presidente americano — e per l’equilibrio precario dell’intero continente africano.

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