Fabio Testi ricorda Brigitte Bardot: “Libera e irresistibile. Ballavamo insieme, ma non tentai di sedurla”

L'attore italiano Fabio Testi condivide i suoi ricordi su Brigitte Bardot, sottolineando la sua libertà e il suo impatto nel mondo del cinema.

In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, Fabio Testi ripercorre i suoi ricordi legati a Brigitte Bardot, tra notti parigine, cinema internazionale e incontri che hanno segnato un’epoca. Un racconto diretto, fatto di aneddoti e riflessioni, che restituisce il ritratto di una diva libera e fuori dagli schemi.

Fabio Testi viene raggiunto telefonicamente a Rio de Janeiro, dove sta trascorrendo le feste di Natale. Il punto di partenza del racconto è chiaro e immediato: «Sì, Brigitte Bardot l’ho conosciuta». L’incontro risale agli anni in cui l’attore si trovava spesso a Parigi per lavoro e frequentava uno dei locali più esclusivi della città.

Il luogo simbolo di quei ricordi è Chez Régine, storica discoteca fondata da Régine Zylberberg, punto di riferimento del jet set internazionale negli Anni 70. «A Parigi, da Chez Régine che era una discoteca molto rinomata, fondata dalla cantante Régine Zylberberg negli Anni 70, che stava con un italiano. Si davano feste folli e stravaganti», racconta Testi, rievocando un’atmosfera fatta di musica, luci e celebrità.

Sulla pista da ballo si incrociavano nomi che hanno segnato il cinema e lo spettacolo di quegli anni. «Beh, c’erano tanti vip, ricordo Miguel Bosé, Raquel Welch. Io stavo girando con Romy Schneider un film lì, L’importante è amare di Zulawski. A Parigi ero con la mia compagna, Ursula Andress, amica della Bardot che avrà avuto una trentina d’anni». È proprio questo legame a definire il contesto del rapporto tra Testi e Bardot.

L’immagine che emerge è quella di una Brigitte Bardot nel pieno della sua libertà espressiva, lontana da etichette e ruoli imposti. «Era accompagnata da un italiano, ma non era il suo fidanzato senno’ non avrebbe detto certe cose forti sui maschi, che secondo lei, non capiscono nulla delle donne». Un’affermazione che Testi ricorda come emblematica del suo carattere diretto e ironico.

Le serate a Chez Régine erano scandite dalla musica e dal ballo. «Eccome, era il periodo di Barry White, col suo vocione profondo. Chez Régine era un locale con i soffitti bassi, tutti fatti di specchi». Un contesto intimo e sensuale, che rende inevitabile la domanda sulla possibilità di una seduzione. La risposta dell’attore è netta: «No, Ursula è più napoletana che svizzera tedesca, gelosissima, mi stava sempre appiccicata, non mi mollava un secondo. Però…».

Quel “però” apre a una descrizione più profonda del fascino di Bardot. «Brigitte aveva un modo di parlare che sembrava voler sedurre chiunque. Era il suo modo di fare, con la sua voce piccola, così femminile, col suo broncio involontario, seduceva anche se ti parlava di un piatto di tagliatelle». Un carisma naturale, che andava oltre ogni intenzione.

Tra una conversazione e l’altra, il clima era leggero e complice. «Di tutto, di vacanze, di attori e registi, a cui avrebbe detto addio di lì a qualche anno. Ci si prendeva in giro l’un l’altro. C’era voglia di divertirsi, non lo nascondo». Testi descrive Bardot come una presenza vitale: «Gioiosa, allegra, disinibita, aveva un istinto animalesco, viveva il proprio corpo con una naturalezza sfrontata, pioniera di tante cose, femminista suo malgrado».

L’intervista tocca anche il rapporto di Brigitte Bardot con il cinema e con l’immagine di sé. Testi ricorda la sua scelta di rifiutare la chirurgia plastica come «una cosa intelligente» e sottolinea come, a differenza di Ursula Andress, «amava ancora il cinema». Sul mito di Hollywood, l’attore è scettico: «Hollywood è una macchina he ti dice cosa devi dire, come vestire e comportarti. Lei non l’avrebbe accettato».

Alla domanda se Bardot sia stata solo un fenomeno o anche una grande attrice, Testi non ha dubbi: «Io dico che lo è stata. I film si reggono su tre, quattro scene. E lì lei c’era… Schiacciava tutto con la sua presenza». Un giudizio netto, che restituisce il peso iconico della diva francese.

Il racconto si chiude con una riflessione sulla sua unicità e sulla scelta di ritirarsi dalle scene: «Era una donna di carattere. Quando si ritirò si era tolta la soddisfazione di avere avuto tutto». Alla domanda su una possibile erede, la risposta è definitiva: «Francamente, non c’è». Un sigillo finale su una figura che, ancora oggi, resta irripetibile.

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