Il monologo di Rosalinda Cannavò a Le Iene
Rosalinda Cannavò ha scelto il palco di Le Iene per raccontare la sua difficile esperienza con l’anoressia. Durante il suo monologo, Rosalinda ha condiviso momenti intimi e dolorosi della sua vita, rivelando come la sua ossessione per il peso abbia influenzato profondamente la sua esistenza. “Per tanto tempo ho vissuto prigioniera di un’idea malata di perfezione. Mi guardavo e non mi riconoscevo. Mi pesavo e non ero mai abbastanza. Mangiavo e mi sentivo in colpa, non mangiavo e mi sentivo forte. Un circolo vizioso che però mi ha tolto tutto: la salute, la serenità e la gioia di vivere”, ha confessato, sottolineando come la ricerca della perfezione fisica l’abbia portata a un punto di non ritorno.
La lotta contro l’anoressia
Rosalinda ha descritto il suo percorso di lotta contro l’anoressia, una battaglia che ha richiesto tempo e determinazione. Ha parlato delle pressioni esterne e interne che l’hanno spinta a cercare di raggiungere standard irrealistici di bellezza. “Uscire da quell’incubo non è facile ma è possibile. Serve aiuto, coraggio, devi smetterla di nasconderti”, ha detto, evidenziando il conflitto interiore che l’ha accompagnata per anni. La sua testimonianza ha voluto essere un messaggio di speranza per chi si trova in situazioni simili, incoraggiando a chiedere aiuto e a non arrendersi.
Un messaggio di speranza
Concludendo il suo monologo, Rosalinda ha voluto lanciare un messaggio di speranza a tutte le persone che lottano contro l’anoressia e altri disturbi alimentari. Ha esortato a non vergognarsi di chiedere aiuto e a credere nella possibilità di una vita migliore. ” I disturbi alimentari non sono un capriccio, sono una malattia che si può e si deve curare. Parla, chiedi aiuto. La bellezza non è un numero sulla bilancia, non è resistere alla fame. La vita è molto di più questo e meriti di saperlo”, ha affermato, invitando chiunque si trovi in difficoltà a non perdere la speranza e a cercare il supporto necessario per superare le proprie battaglie personali.
