Educazione fisica, finanziaria ed ambientale per affrontare la transizione ecologica

In questo appuntamento di "Economia per tutti" con Luca Iovine si parla di educazione fisica, finanziaria ed ambientale per affrontare la transizione ecologica.

Il mese di ottobre è spesso cruciale perché chiude definitivamente l’estate e dà il via, sostanziale, alla ripresa di una serie di attività, la scuola innanzitutto, che riprede a pieno ritmo con milioni di studenti ed insegnanti. Ma poi un po' tutti i settori entrano nel vivo, dagli uffici alle fabbriche e forse, dopo quasi 24 mesi di stop, quest’anno ripartono anche le discoteche, seppure con capienza ridotta, come già accade nei teatri, nei cinema e negli stadi.




Ottobre è anche il mese della vendemmia e del wine trekking ma da qualche anno è il mese dell’educazione finanziaria, tema molto delicato nel nostro Paese: in un recente sondaggio dell’OCSE siamo risultati al 63esimo posto nella speciale classifica della cultura finanziaria! L’Italia è l’unico Paese dell’area Ocse che rispetto alle conoscenze finanziarie evidenzia differenze, tra uomini e donne, già tra i giovani su temi come la gestione dei soldi e il risparmio.

In alcuni paesi europei l’educazione finanziaria è obbligatoria a scuola. D’altronde insegnare finanza ed economia nelle scuole sarebbe una questione di democrazia, visto che sempre più spesso le scelte dei governi sono scelte economiche, come dimostra tutti i giorni il dibattito politico, anche ultimamente.

Dati i nostri “record” in temi di cultura finanziaria, specie tra le donne, sarebbe dunque opportuno inserirla come materia scolastica insieme all’italiano, al diritto e all’educazione fisica. Pure quest’ultima, infatti, entra di diritto nei programmi scolastici, innanzitutto per un fatto sociale, perché tanti non potrebbero fare sport se non a scuola e poi perché è un grande baluardo di divulgazione di uno stile di vita sano.

L’educazione fisica è un modello di didattica, da sempre, perché te la spiegano in teoria ma soprattutto te la fanno praticare; dimostra anche però che se uno non ne ha voglia, non si impegna neanche nelle cose divertenti: succedeva e succede anche nelle palestre scolastiche. A maggior ragione è un compito difficile quello che spetta agli “educatori finanziari” perché la finanza, come e forse di più della matematica, è argomento comunque duro da digerire. Ma se si vuole andare nella direzione di grandi cambiamenti culturali bisogna coinvolgere le scuole e per due ordini di motivi. Il primo è che quello che i ragazzi imparano a scuola influisce anche sulle scelte dei loro genitori; il secondo è che influenzare le idee, la sensibilità e soprattutto i comportamenti delle persone richiede periodi molto lunghi di incubazione e gestazione.

Si pensi all’ambiente: non a caso con la conferenza di Parigi i Paesi industrializzati si sono dati obiettivi che dovrebbero essere raggiunti in un arco temporale di 30 anni per risolvere (magari ridimensionare) il problema dei cambiamenti climatici. E non è detto che ci si riesca. Ad agosto, il comitato scientifico dell’Onu sul clima ha denunciato che, senza svolte drastiche, le temperature medie si alzeranno di 1,5 gradi già nei prossimi due decenni (entro il 2040) e di oltre 2 gradi entro fine secolo, rispetto all’epoca pre-industriale: sarebbe una catastrofe!

In tante città ad ottobre ci sono state le amministrative che in alcuni comuni ancora non si sono concluse. Indipendentemente da chi abbia vinto o da chi vincerà, l’educazione va messa al primo posto ed al mese dell’educazione finanziaria bisognerebbe aggiungere anche quello dell’educazione ambientale. Ci sono 27 milioni di euro per i “mangia-plastica” destinati agli enti pubblici, stanziati dal Ministero per la transizione ecologica.

Ne abbiamo parlato sabato 9 ottobre con Luca Iovine e Raoul nella rubrica “Economia per tutti”.

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