Lupin the IIIrd – La stirpe immortale, diretto da Takeshi Koike, segna il ritorno del celebre ladro gentiluomo sul grande schermo con un’animazione tradizionale 2D dopo quasi trent’anni. Il film, in uscita l’11 dicembre, conclude l’arco narrativo iniziato con “La lapide di Jigen Daisuke” e proseguito con altri capitoli dedicati ai membri della banda.
Un nemico invincibile per Lupin
In questa nuova avventura, Lupin e la sua squadra si trovano ad affrontare Muom, un essere immortale e inquietante che rappresenta una minaccia esistenziale. Muom non è un villain tradizionale, ma incarna la negazione del cambiamento e della mortalità, costringendo Lupin a confrontarsi con i propri limiti umani. Accanto a Muom, ritorna Mamo, storico antagonista del primo film animato del 1978, che funge da cerniera narrativa tra passato e presente.
Qualche problema di equilibrio
Nonostante un inizio dirompente, la narrazione subisce un calo di ritmo, focalizzandosi sugli antagonisti e perdendo di vista il protagonista. Lupin appare meno approfondito, e anche gli altri personaggi rimangono in superficie, penalizzati da una costruzione che procede per stereotipi ed elementi già visti. Questo rende il film meno equilibrato, con una trama che aggiunge poco a ciò che già conoscevamo sui personaggi.
Un design incredibile
La componente visiva del film è straordinaria. Takeshi Koike, con la sua esperienza come animatore, dimostra una grande attenzione per le immagini, il tratto e il movimento. Il character design è accattivante, con un tratto grafico deciso e spesso. Le animazioni sono fluide e dinamiche, soprattutto nelle scene di inseguimenti e combattimenti, rendendo il film un’esperienza visiva magnetica.
