Lavoro e dress code: quando le direttive possono diventare un problema

La notizia del di una recente imposizione del dress code ha riacceso il dibattito, del quale abbiamo parlato con l'avvocato Paolo Storani.
Questa mattina, in Good Morning Kiss Kiss, abbiamo parlato di dress code sul posto di lavoro dopo il discusso caso della nostra compagnia di bandiera. Per fare qualche chiarimento è intervenuto l’avvocato Paolo Storani.

Buongiorno avvocato, bentornato! Abbiamo letto il dress code della nostra compagnia di bandiera, molto accurato, forse troppo: si tratta di una semplice raccomandazione o di una cosa obbligatoria da seguire quando si è dipendenti?

«Buongiorno a tutti! Siamo sempre sulla linea del borderline. La cura del proprio aspetto, la cura particolare che va accentuata quando si ha un rapporto con il pubblico, sia per un lavoratore autonomo, potrebbe essere il mio caso, un avvocato fiduciario, e a maggior ragione per i lavoratori dipendenti, che potrebbero aver firmato un contratto. Qui dobbiamo distinguere caso da caso, al di là dell’appropriatezza dell’abbigliamento, al contesto in cui ci troviamo. Se sono un educatore, un docente, una studentessa, mi devo porre il problema della mia divisa, che non è imposta come forze dell’ordine, hostess o steward. Poi ci sono le potenziali discriminazioni, che sono frutto in particolare della nostra società, che da alcuni decenni è multietnica e multiculturale. Io da alcuni anni ho la barba. Mi pare di aver letto che per la compagnia aerea deve essere tenuta a 5 centimetri.»

5 millimetri!

«Ecco, sarei già fuori. Queste regole sono troppo stringenti, perché in sede di normazione si insegna di non essere troppo accurati, altrimenti faccio peggio, ci si rimette alla discrezionalità di chi decide.»

È possibile che si finisca in tribunale per 5 millimetri di barba?

«No, perché c’è un modo di applicazione delle regole. C’è il richiamo bonario, verbale, poi il richiamo scritto. Ma perché esacerbare esacerbare un rapporto di lavoro che dovrebbe essere improntato alla reciproca collaborazione e alla lealtà massima? Non complicherei le cose.»

Ma se non vengono rispettati gli obblighi, se tengo la barba di centimetri perché la voglio così, rischio il licenziamento o no?

«Chiamiamola inadempienza. Allora, qual è la fonte? È un contratto? Ho degli atti qui che ho tirato fuori all’uopo di una corte d’appello di diritto del lavoro. C’è una riunione di agenti con rappresentanza, addirittura chi conduce la riunione manda via uno degli astanti, dice: “torni in albergo e torni vestito come da dress code aziendale”. Sono tutti comportamenti che tendono a una frizione del rapporto. Sosteneva Pietro Ichino, principe della materia, che anche, ad esempio, una minigonna un po’ accentuata che non leda la dignità della ragazza può essere richiesta in un contesto come il night club, perché ha una funzione aziendale. È pur vero che la nostra nuova compagnia di bandiera deve rispettare un’immagine, ma non esaspererei troppo.»

Grazie avvocato, ci risentiremo presto!

«Quando volete, Kiss Kiss a tutti!»

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